Marevivo: “Stop agli imballaggi in plastica: utilizziamo solo l'indispensabile"

Ecco come l’associazione ambientalista, nata nel 1985, s’impegna a tutela dell’ambiente e del mare. Ne parliamo con Raffaella Giugni, responsabile relazioni istituzionali

Raffaella Giugni, responsabile relazioni istituzionali dell’associazione ‘Marevivo’

Raffaella Giugni, responsabile relazioni istituzionali dell’associazione ‘Marevivo’

Firenze, 5 giugno 2023 – L’associazione ‘Marevivo è da quasi quarant’anni impegnata per la tutela del nostro mare e della nostra terra. Da gennaio ha lanciato la Campagna #Bastavaschette per sensibilizzare i cittadini e il Governo sui temi del rispetto dell’ambiente e i consumatori sulle problematiche e i danni che creano gli imballaggi in plastica. Per conoscere questa iniziativa e approfondire il delicato tema della cura ambientale abbiamo sentito Raffaella Giugni, responsabile relazioni istituzionali dell’associazione ‘Marevivo’. La vostra associazione, da decenni impegnata per la tutela dell’ambiente e del mare, con la Campagna #Bastavaschette quale problema affronta, quali obiettivi si pone e a chi si rivolge? “Uno dei principali problemi del mare e dell’ambiente è l’inquinamento da plastica che deriva fondamentalmente dalla plastica monouso, quindi tutti quei prodotti che noi usiamo per qualche minuto e poi vengono gettati. Molti di questi addirittura non sono nemmeno riciclabili e comunque – viste le enormi quantità che ne produciamo – anche il miglior sistema di riciclo non sarebbe in grado di ammortizzare tale quantità di plastica. ‘Marevivo’ da quarant’anni si occupa di questo e ha affrontato il problema della plastica monouso in tutti i modi, cercando appunto di sensibilizzare affinchè ci sia una riduzione importante dell’utilizzo del monouso. Una delle ultime campagne che abbiamo lanciato su questo tema è proprio #Bastavaschette. L’obiettivo è quello di richiamare l’attenzione su un altro tipo di ‘inquinamento da plastica’ che è quello delle vaschette monouso che vengono utilizzate per imballare la frutta e la verdura. In Italia ne vengono usate 1 miliardo e 200 milioni solo per questa categoria di prodotto e il numero è in costante crescita”. La campagna è stata lanciata in gennaio? “Si, esattamente, dopo che ‘Marevivo’ aveva affrontato tanti altri temi e lavorato sulla direttiva europea contro la plastica monouso, la ‘Single-use plastic’". Perché avete scelto il tema delle vaschette? “Ci siamo voluti concentrare su questo perché – specialmente dopo la pandemia – c’è stato un aumento enorme di questo tipo di imballaggi. Andiamo al supermercato e ormai troviamo una banana in una vaschetta, due kiwi confezionati. Frutta e verdura hanno già un involucro naturale, l’involucro in più è eccessivo, ma a parte questo è veramente uno spreco enorme perché è un imballaggio puro: quando arriviamo a casa lo buttiamo in pochi minuti. Solo alcuni imballaggi sono riciclabili, spero che almeno questi vengano riciclati, anche se se ne trovano tanti abbandonati nell’ambiente o in mare”.  

Da poco è entrata in vigore la legge sull’etichettatura ambientale. “Si, che in teoria dovrebbe darci delle informazioni sul tipo di materiali usati, eccetera. E di conseguenza sulla destinazione e il conferimento finale dei prodotti. Sicuramente è un aiuto per il consumatore, ma la quantità di plastica, di imballaggi che noi produciamo è talmente tanta che non riusciamo, anche volendo, a riciclarla tutta.” Dunque? “Una volta che il consumatore ne conosce l’origine e la destinazione, il problema magari si riduce, ma rimane. Vista questa emergenza e la strada sbagliata intrapresa con la forte crescita dell’utilizzo di vaschette per questo tipo di prodotti, abbiamo lanciato a gennaio questa Campagna con due obiettivi”. Quali? “Da una parte sensibilizzare le persone affinchè scelgano il più possibile i prodotti sfusi, perché in tantissimi casi la vaschetta non è necessaria e per chiedere al Governo una legge che proibisca questo tipo di imballaggi sotto una certa quantità di prodotto. Giugni fa notare che tale legge già esiste in Francia e in Spagna: lo vuole la Comunità Europea, lo vuole la natura perché la vediamo dappertutto la quantità di imballaggi dispersi. La responsabile precisa che la campagna #Bastabaschette si rivolge ai cittadini, alle Istituzioni, ma anche ai produttori”. Quale messaggio volete dare? “Cerchiamo di dire anche alla grande distribuzione di limitare questo tipo di imballaggio in quanto è veramente un danno. Se pensiamo oggi che la media Europea di consumo di imballaggi di un singolo cittadino è 180 kg l’anno, facilmente ci immaginiamo di che numeri parliamo”. A Parigi in questi giorni si sono svolti negoziati ad alto livello per un trattato mondiale contro l’inquinamento dato dalla plastica. Quanto però il cittadino è consapevole di tale inquinamento e che la nostra salute e quella dell’aria, dell’acqua e del suolo dipendono dalle pratiche quotidiane di ognuno di noi, non meno che dalle leggi e dalle direttive? “Attualmente è in atto un trattato internazionale su questo tema. L’Europa sta lavorando ad un regolamento europeo contro gli imballaggi, hanno prodotto la direttiva contro la plastica monouso, mi sembra chiaro quindi che se questo tema viene affrontato a livello mondiale con così tanta sollecitudine il problema esiste. Purtroppo i cittadini sono troppo poco consapevoli”. Come mai? “Probabilmente perché nonostante ci siano realtà come la nostra, come altre, che ne parlano tutti i giorni, non è sufficiente. Bisogna parlarne di più. Serve dire la verità, cioè che la situazione è molto, molto grave. La plastica è stata trovata nel nostro sangue, è stata trovata nella placenta delle donne da un ricercatore che sta a Roma, che è un nostro ambassador e quindi conosciamo molto bene questo studio. All’inizio si parlava di danni agli animali marini, agli uccelli, che sono più facilmente verificabili, ma oggi che lo abbiamo verificato dentro di noi, che cos’altro deve succedere? E’ un po’ come la crisi climatica: possiamo ancora continuare a negare che ci sia un problema? Lo stesso vale per la plastica .La consapevolezza credo che non sia sufficiente. E’ per questo che sia le istituzioni che il mercato si devono muovere in questa direzione: il cittadino può fare certamente molto, ma deve essere anche un po’ aiutato”. Può citare in concreto alcune buone pratiche che possiamo seguire tutti nel quotidiano per salvaguardare l’ambiente (noi e la terra)? “Sicuramente la prima regola è ridurre i consumi di tutto. Cioè, non dobbiamo andare indietro, ma dobbiamo controllare i nostri consumi. Tutto quello che noi consumiamo: dall’energia, dall’acqua, da quello che acquistiamo deve essere strettamente legato alle nostre necessità. Dobbiamo essere più attenti a questo in tutto quello che facciamo. In aggiunta, relativamente alla plastica, chiaramente evitare il monouso al massimo delle nostre possibilità”. Qualche consiglio pratico? “Cercare di lavare i capi a basse temperature, ad esempio per quanto riguarda il rilascio delle microfibre dai tessuti durante i lavaggi in lavatrice: microfibre che finiscono in mare. Serve cercare di non usare la centrifuga, avere tutte le accortezze per ridurre i consumi da tutti i punti di vista. Importante utilizzare solo l’indispensabile, in tutti i campi, in tutti gli aspetti del nostro consumo. Non diciamo di non consumare, ma di consumare in maniera più attenta”. Nella Giornata mondiale dell’ambiente non dobbiamo dunque sentirci impotenti, ma dare invece valore a ogni scelta quotidiana.