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Il Vescovo: «Il buon pastore è con noi e allora tutto può diventare festa»

L'omelia di mons. Andrea Migliavacca in occasione del patrono San Donato

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Arezzo, 8 agosto 2025 –  L'omelia di mons. Andrea Migliavacca in occasione del patrono San Donato : «Tanta gente ieri sera, alla offerta dei ceri, in Cattedrale e poi per il brindisi in vescovado e infine a gustare i fuochi d'artificio. E tanta gente anche oggi, giorno della festa di San Donato, vescovo e martire e nostro patrono. Ho visto i colori dei costumi di diversi gruppi folcloristici e di aggregazione della nostra diocesi e poi i quartieri ei vari responsabili della Giostra. C'erano le Istituzioni civili e militari. Si potevano scorgere volti giovani e altri segnati dalla vita, bambini e famiglie... Qui, insieme... per fare festa. Si respirava ieri sera e anche oggi la voglia di fare festa; abbiamo bisogno di fare festa. È lo spirito che ci ha accompagnato con i giovani a Roma per il Giubileo nei giorni scorsi, una grande festa di giovani e di Chiesa, con il culmine vissuto a Tor Vergata, in un clima di gioia e anche di preghiera.

La gente ha voglia di fare festa, ma come farlo in un mondo segnato dalla violenza, dalle ingiustizie sempre più grandi e dalla guerra. Come fare festa se volgiamo lo sguardo a chi soffre in Ucraina per i bombardamenti? Come fare festa se ci turba ogni giorno e ci lascia sconcertati e senza parole quello che sta accadendo a Gaza e nella Cisgiordania, con l'uccisione ingiustificata di palestinesi innocenti, anche bambini e la fame e la carestia usate come armi di guerra e annientamento? Come fare festa in questi giorni in cui ricordiamo gli ottant'anni dallo sganciamento della prima bomba atomica su Hiroshima con la tragedia che ha provocato e in un tempo in cui Paesi come il nostro non sottoscrivono ancora un accordo di deterrenza nucleare e anzi nel mondo è sempre più potente la minaccia di una guerra nucleare? Vieni a fare festa?

La gente ha voglia di fare festa, ma come farlo quando perdere nella società e nella cittadinanza la capacità di rispettare tutti, di promuovere forme di accoglienza, di farsi vicino ai più poveri, di riconoscere come donare i luoghi dove i bisognosi sono accolti per un ristoro, per avere protezione, facendo crescere tra noi forme diverse di solidarietà.

La gente ha voglia di fare festa, ma come farlo quando come Chiesa non sappiamo testimoniare la bellezza e la gioia del vangelo, parlando di Gesù, facendo incontrare Lui, quando non crescono vocazioni a donare la vita nel matrimonio e nella vita consacrata e sacerdotale? Come fare festa quando le nostre comunità ecclesiali e parrocchiali fanno fatica a testimoniare la capacità di camminare insieme, in una esperienza sinodale?

La gente ha voglia di fare festa, ma come farlo se le realtà del lavoro sono messe a dura prova e le famiglie fanno fatica a sostenere le proprie necessità, facendo fatica a guardare con sufficiente fiducia al futuro.

La gente ha voglia di fare festa, ma come farlo quando una famiglia si disgrega, dall'amore si passa all'odio e alla sfida e sempre più difficile e accogliere la vita dal suo sorgere fino alla sua naturale conclusione. E come farlo quando vediamo anche il nostro mondo e l'ambiente, la creazione in cui viviamo ferita e messa in pericolo?

La gente vuole fare festa, ma come farlo? E oggi noi viviamo la festa di San Donato e vogliamo fare festa davvero.

Possiamo fare festa veramente, anche in un mondo con tutte le difficoltà, contraddizioni e fragilità che abbiamo ricordato. E ci aiuta a capire la Parola di Dio.

Essa ci ha consegnato l'immagine del Pastore, del buon (bel) pastore. È una immagine che ci consegna il racconto di una dedizione e di una cura che accompagna tutti noi e che è costantemente promessa. Il Pastore buono porta a ricchi pascoli, custodisce dai pericoli, va in cerca della pecora che si perde, protegge il suo gregge. Vuol dire: il pastore è presente, è in mezzo, sta con il suo gregge, c'è!

Allora davvero possiamo fare festa. L'annuncio, il segreto è che la festa che vogliamo vivere non è quella motivata da ragioni umane di allegria, ma nella scoperta di una presenza, Gesù vivo e risorto, il vivente e il salvatore. Con lui la vita è festa perché di fronte alla guerra porta tante testimonianze e annunci di fraternità e di perdono; è festa perché fa crescere tra di noi la solidarietà di chi si accoglie e si rispetta; è festa perché fa vivere la Chiesa e la rende unite e autentica, attraendo nuove belle vocazioni; è festa perché ogni esperienza diventa luogo di vita e speranza per il futuro; è festa perché Lui, la Vita, porta a tutti noi la vita vera.

Il compito di un vescovo, come San Donato, è proprio questo: andare a dire a tutti, nella città e nelle nostre vallate, a chi sorride ea chi piange, a chi è in pace ea chi è in che si può vivere, che il guerra Signore, il buon pastore è con noi e allora tutto può diventare festa. San Donato è morto come martire, per amore del vangelo. Ricordarlo come martire significa riconoscere oggi che la sua è stata davvero una vita come festa, e la fine tragica non ha spento i germogli della festa. Auguri cari amici e l'auspicio che San Donato proteggendoci ci aiuti a scoprire, e non solo a chiedere, che la nostra vita è già una festa... perché Lui, il Signore, è con te».