
Anna Maria Carletti, presidente dell’associazione ‘Gruppo 13 contro la droga ODV’
Firenze, 10 maggio 2025 – L’associazione ‘Gruppo 13 contro la droga ODV’ è da anni impegnata per contrastare il fenomeno della tossicodipendenza a Firenze e non solo… Per conoscere la storia e le attività di questa realtà abbiamo intervistato la sua presidente, Anna Maria Carletti.
Presidente, quale la storia e le attività della vostra associazione?
“La nostra associazione è nata quarant’anni fa da un insieme di famiglie che avevano i figli in comunità a San Patrignano. Questa comunità ha infatti scelto di stata infatti quella di organizzare nelle varie regioni d’Italia gruppi di persone in associazioni che collaborano tutte con la comunità facendo colloqui con le persone che vogliono entrarvi – afferma la presidente di ‘Gruppo 13 contro la droga ODV’ - o che necessitano solo di informazioni sulla nostra realtà: fungiamo così da tramite fra l’utenza e la comunità. Facciamo inoltre gruppi per prevenzione e supporto con i genitori che hanno figli tossicodipendenti, alcuni già in comunità e altri che vogliono intraprendere questo percorso.”
Che tipo di utenza avete?
“Abbiamo famiglie, giovani e meno giovani, tutte persone tossicodipendenti alcoliste, ludopatiche o affette da una dipendenza che vogliono avvicinarsi a San Patrignano o solo inizialmente avere informazioni o iniziare il percorso insieme a noi per entrare in comunità.”
Il problema della tossicodipendenza è quantomai attuale fra i giovani e non solo. Come si può educare alla prevenzione e ad avere sani comportamenti nell’ ‘era dell’apparire’?
“Dovremmo iniziare da molto giovani: aiutare le famiglie con figli adolescenti o pre-adolescenti, in età scolare – elementare o media – a tenere comportamenti adeguati in famiglia perché è qui che una sana educazione – e per educazione intendo far acquisire gli strumenti necessari per affrontare la vita, insegnare quindi ad accettare i no, le frustrazioni, il non avere tutto subito… Questa è secondo noi la base fondamentale per allontanarsi dalle sostanze e dalle dipendenze che sempre coprono un disagio profondo della persona. Prevenire questo disagio può essere fondamentale per non cadere nell’uso di sostanze, alcool o gioco patologico.”
Per questo motivo vi impegnate da anni nella sensibilizzazione nelle scuole. Quali le idee o i progetti per il futuro su questo fronte?
“Stiamo cercando di portare avanti progetti con il Comune, la Regione Toscana, il Quartiere, ma soprattutto ci impegniamo nelle scuole per portare la testimonianza dei ragazzi che hanno fatto il percorso a San Patrignano.” La presidente Carletti fa riferimento al progetto esistente della comunità di San Patrignano chiamato ‘We Free’, da anni attivo con ragazzi e ragazze che hanno vissuto la tossicodipendenza e ne sono usciti che con porta le scuole in comunità per vedere la vita all’interno di essa. “Noi cerchiamo di portare, nel nostro piccolo, questo progetto nelle scuole: testimoniamo così di giovani che sono caduti in qualsiasi dipendenza di sostanze e ne sono poi usciti attraverso il percorso comunitario. E’ importante precisare che questi ragazzi portano la testimonianza della propria vita fin da piccoli raccontandola fino al momento in cui sono usciti da San Patrignano totalmente recuperati.”
Il percorso è dunque uno stimolo per continuare a portare l’esperienza fuori e fare da passa-parola fra i coetanei?
“Certo. Abbiamo giovani che sono usciti dalla comunità e vengono in associazione a fare colloqui con i ragazzi che intendono intraprendere questo percorso o con i genitori durante i gruppi serali, vengono nelle scuole e così cercano di mantenere un ‘filo’ con la comunità e con la loro vita attuale e portare questo filo alle persone che possono usufruire dell’esperienza da loro vissuta.”
Voi credete che chiunque si avvicina alla vostra realtà per chiedere aiuto può avere una via di salvezza. Che messaggio volete dare sia ai lettori che a quanti verranno a conoscenza della vostra associazione?
“Il messaggio fondamentale sia per le famiglie che per i giovani è di non nascondersi e chiedere quindi aiuto perché la dipendenza è una ‘malattia’ da cui si può veramente guarire attraverso un giusto percorso: ricostruire o qualche volta addirittura costruire la propria esistenza e personalità che un giovane talvolta non ha avuto neanche il tempo di costruire perché è subito caduto nella dipendenza. Secondo le nostre esperienze, per ciò che tutti i giorni vediamo questo è l’unico percorso, l’unico modo per poter uscire dalla droga, dal gioco d’azzardo, come da qualsiasi dipendenza. La speranza ci deve in ogni caso essere: bisogna crederci e affidarsi alle persone giuste.”