MAURIZIO COSTANZO
Cronaca

Da Kennedy a Biden, il 20 gennaio è il giorno dei presidenti americani

In questo giorno si sono insediati alla Casa Bianca Obama ma anche George Bush, Bill Clinton, Ronald Reagan, Carter, Nixon ed Eisenhower. Ecco perché e da quando

Casa Bianca (foto Ansa)

Firenze, 20 gennaio 2024 – Il 20 gennaio è detto il giorno dei presidenti americani. Era il 20 gennaio del 2021 quando si insediò Joe Biden, 46esimo presidente degli Stati Uniti. Prima di lui, esattamente il 20 gennaio del 2017 a mezzogiorno, era toccato a Donald Trump. Il 20 gennaio del 2009 è stato invece il giorno di Barack Obama, primo afroamericano a risiedere alla Casa Bianca e ad essere eletto alla massica carica del Paese. In questo stesso giorno, 20 gennaio, presero possesso della Casa Bianca, tra gli altri, anche George Bush Jr., Bill Clinton, Ronald Reagan, Jimmy Carter, Richard Nixon, Lyndon Johnson, John F. Kennedy, Dwight D. Eisenhower. Ma non è sempre stato così. È solo dalla seconda elezione di Roosevelt, dunque dal 1937, che il Presidente Usa ha iniziato a insediarsi il 20 gennaio dell’anno successivo a quello della propria elezione. Avvenne dopo la ratifica, avvenuta il 23 gennaio del 1933, del ventesimo Emendamento costituzionale. Prima di quel momento, a cominciare dal secondo giuramento di George Washington, l’insediamento si svolgeva il 4 marzo, sempre dell’anno successivo all’elezione. Un cambiamento voluto e deliberato per accorciare il periodo nel quale il Presidente in carica si affianca al successore.

Nasce oggi

Federico Fellini nato il 20 gennaio del 1920 a Rimini. Pur essendosene andato giovane, con la sua città natale ha sempre avuto un rapporto molto stretto, tanto da omaggiarla con un capolavoro assoluto come Amarcord. Oggi è quasi impossibile fare i conti con l'immaginario del XX secolo senza ritrovare, volta per volta, gli echi de "La strada" o de "La dolce vita", de "I Vitelloni", fino al trasognato "La voce della luna" che nella memoria appare davvero come il suo testamento espressivo nel 1990. Quanto abbia inciso sul nostro modo di vedere, sul rapporto tra conscio e inconscio figurato, sulla fotografia del mutamento del tempo, è facile riscontrarlo nei tributi, diretti e indiretti, che altri maestri gli hanno reso negli anni. Federico Fellini appartiene a quella generazione che si è fatta strada nel mondo sulla scia di un nuovo cinema italiano letteralmente creato da Roberto Rossellini e Vittorio De Sica all'indomani della seconda guerra mondiale. In uno straordinario fiorire di talenti, il suo si accompagna a quello di Luchino Visconti e Michelangelo Antonioni. Oggi si può però dire che la grandezza di Fellini sta nel suo essere genio quando gli altri erano soprattutto artisti. Sono questi i valori non soltanto artistici che marcano un vuoto incolmabile dal giorno della scomparsa di questo gande e geniale riminese, la cui immortalità è garantita dal filtro della memoria collettiva. Ha detto: “Felliniano... Avevo sempre sognato, da grande, di fare l'aggettivo”.