
Michelangelo
FIRENZE, 3 giugno 2021 - «Si chiama ’Serratia Ficaria SH7’ ed è un batterio utilissimo, scelto fra un migliaio di concorrenti, per restituire il candore alle sculture di Michelangelo. Laddove non si osava posare le mani per ripulire i volti e le muscolature del Giorno, La Notte, il Crepuscolo e l’Aurora scolpite dal Buonarroti intorno al 1525-30, è stato deciso di tentare con i microbi. Anzi, con un esercito di microbi introdotti nella Sacrestia Nuova della Cappelle Medicee, per avviare la più entusiasmante guerra batteriologica al servizio dell’arte. L’esperimento ha entusiasmato anche gli americani. E infatti è stato il New York Times a raccontare il successo dell’originale restauro.
Grazie all’utilizzo dei batteri, è stato possibile rimuovere così ostinate macchie nere che sono state letteralmente mangiate dalle piccolissime creature, senza lasciare segni e compromettere la superficie del marmo. Eppure erano lì da secoli quegli aloni scuri che offuscavano profili e panneggi delle figure michelangiolesche. Macchie alle quali i restauratori si erano quasi arresi, per i l momento. Poi è arrivato il lockdown. E mentre nessun turista disturbava il sonno delle sepolture medicee all’ombra dei capolavori del Buonarroti, sono entrati in campo gli esperti dell Enea, l’agenzia nazionale perle nuove tecnologie, che hanno ingaggiato i batteri. L’avventura con la pulitura delle statue del Giorno e della Notte, adagiate sul sarcofago di Giuliano de’ Medici, duca di Nemours. Per proseguire poi con uno dei punti più sporchi dell’intero complesso monumentale, ossia la nicchia tra la cappella e la tomba di Lorenzo de’ Medici duca di Urbino, su cui si posano semisveglie le personificazioni del Crepuscolo e dell’Aurora.
L’esperimento col “Serratia ficaria SH7”, questo microrganismo “ghiotto“ di colla, olio e fosfati, è stato ritenuto un successo, che adesso è pronto per essere presentato e illustrato al mondo. La progettazione del restauro, avviato otto anni fa, è stata preceduta da indagini a luce ultravioletta e infrarossi, per accertare lo stato di conservazione delle sculture e scegliere le metodologi per l’intervento di pulitura.