Drusilla Foer a Verissimo: famiglia, amori e quella volta che prese a calci Charlot

Dopo il successo di Sanremo, la performer si racconta al popolare programma Mediaset

Drusilla Foer

Drusilla Foer

Firenze, 14 febbraio 2022 - Dal Festival a Verissimo. Drusilla Foer viene accolta in studio da Silvia Toffanin con queste parole: “Per me sei tu la vincitrice del Festival”. E difatti è stata la vera rivelazione della kermesse canora, dove si è mostrata con la sua chioma grigio platino in omaggio a chi sceglie di lasciarsi invecchiare naturalmente.

Chi è Drusilla Foer

Sul palco ha portato eleganza, buongusto, e quel linguaggio squisitamente colto usato non solo per presentare, ma anche per far divertire in modo intelligente, con piglio talvolta graffiante, ma mai scontato. E soprattutto per far pensare, ricordando che il vero trucco è non averne alcuno. La chiacchierata non poteva non partire dalla co-conduzione al fianco di Amadeus.

“Sono andata lì con grandissima tranquillità e mi sono divertita – spiega Foer -. Tutti mi dicevano che a un certo punto mi sarebbe venuto il panico e sarai rimasta impietrita. E così mi sono distratta con i tecnici e le sarte, perchè cerco sempre il contatto con le persone quando la paura è dietro l’angolo. Ho trovato molta alleanza e gioia fin da quando è stata annunciata la mia partecipazione. Certo, qualcuno ha storto la bocca per un personaggio non del tutto ‘rassicurante’, c’era un po’ da aspettarselo. La mattina dopo però, mi sono svegliata e ho sentito dai social e dalla stampa una tale quantità di affetto che mi ha molto tranquillizzata”.

La definisce dunque una “serata molto affettuosa” e quando la Toffanin le chiede se si è stancata, candidamente ammette: “Certo, sono anziana. Ceno alle 7,30 di sera e alle 10,30 vado a letto. È stato un tour de force, infatti poi ho dormito tre giorni di seguito”. 

Chi è Drusilla? “Un personaggio, una signora un po’ stupita delle cose della vita. Sono molto contenta quando avverto lo stupore delle cose che mi accadono. Quando smetterò di emozionarmi o stupirmi per le sollecitazioni che la vita mi mette di fronte, credo che non potrò più definirmi viva. Drusilla oggi è un’anziana signora che gioisce dell’affetto, della comprensione e dell’ascolto di tante persone che sono disposte ad accoglierla e ad ascoltarla. Questo per me è un valore e spero che lo sia anche per questa società in cui l’ascolto educato e il confronto gentile sembra essere un valore un po’ smarrito”.

Durante il programma si è ripercorsa anche la vita della signora tutta bon ton e irriverenza, raffinata e pungente allo stesso tempo. “Non ho un titolo nobiliare anche se provengo da una famiglia fortunata. Se fossi la moglie di un fornaio mi chiamerei la signora Dolceforno e non sarebbe assolutamente un problema. Le mie nonne provenivano da famiglie molto antiche e titolate, la cui vita però non è stata facilitata dal loro titolo nobiliare. Mi innervosisco quando a New York mi chiamavano “la duchesse italiana’ come un panino, che mi mettessero lì come una cosa polverosa. Perché invece mi sentivo molto rock”.  

Altro tabù da sfatare: elegante sì, anzi, ‘Eleganzissima’, ma non aristocratica vecchia maniera. “Dei salotti non mi frega niente – dice Drusilla - perchè lì si può mentire e si fanno solo tanti bla-bla-bla. Ai salotti buoni preferisco la cucina, è un luogo più sincero”. Il tempo è passato anche nel suo spettacolo che fa da sempre il tutto esaurito: “Nel mio Eleganzissima mi tolgo tutti i sassolini nelle scarpe, tanto oramai sono vecchia, chi mi può dire niente. Ho solo tolto il balletto, perché arrivavo col fiatone: al suo posto ho scelto una bella poesia”.

E non sono mancate le foto di famiglia che hanno permesso un salto indietro nel tempo e un tuffo nei ricorsi. “Babbo era come molti degli uomini che ho amato, uomo calmo, solido, parlava poco. Balbettava e ci ha insegnato a scherzare sulla sua balbuzie: è stata quella la prima volta in cui ho recepito il messaggio per cui, anche una persona con una difficoltà, bisogna accoglierla con una grande generosità. La mamma ci diceva di non interromperlo mentre parlava, ed è stato un altro grande insegnamento: prestare ascolto, non interrompere e poi esprimere la propria opinione. L’ascolto degli altri mi ha solo arricchita”.

Il compimento più bello le sia stato fatto? “Quando mia nonna mi disse “Tu non conosci vergogna”. Una volta a Siena la accompagnai a messa, lei aveva un vestito della sartoria napoletana un pò procace. Un pretino alla porta le disse di “coprirsi le vergogne” e allora gli risposi in modo brusco: “Non mi sembra che il padrone di casa abbia problemi con la nudità” visto che c’è un bellissimo crocifisso nel Duomo di Siena. Fu in quell’occasione che mia nonna  mi disse: “Brava, non conosci vergogna e non lasciare che la vergogna inceppi la tua caccia al tesoro della vita”. La vergogna è un sentimento disgustoso, immobilizzante, che pensa di proteggere ma non protegge. Il pudore è più gentile, la vergogna è invece un segreto lasciato lì a marcire e che fa ancora più danni”.

Nella sua vita non sono mancati gli incontri importanti, tra cui quello con Totò. “Ero stata a una cena a Napoli – ricorda Drusilla - lui mi prese la mano e mi fece un complimento e io ero totalmente sedotta  e lo trovai anche sexy. A me i bruttacchioli piacciono, perché in genere fanno qualcosa per recuperare il loro aspetto e trovo siano più affascinanti”. E poi l’incontro con Chaplin: “Andai a un party a Santa Monica con mia zia. Charlot era il mio mito, che prendeva la miseria in modo poetico, pensavo di andare in una capanna con il fuoco. Invece mi trovai in questa villa americana e quando me lo presentarono gli tirai un calcio negli stinchi. Gli dissi che era un impostore, che non era Charlot che invece era povero, moro e aveva i baffini. E allora lui per farsi perdonare si tolse un brillante, me lo diede e mi fece promettere che non avrei detto niente fino a 18 anni. Lo feci montare nel mio brillantine, l’unico che mi sia stato regalato ed è falso”.  

E non ultimo, l’amore che alla fine fa commuovere Drusilla. “Il mio cognome di famiglia è Gori, tipico toscano. Foer l’ho preso nasce da mio marito, grande amore. Ci siamo conosciuti a New York, abbiamo fatto un periodo di ‘rodaggio’ a Bruxelles e poi è venuto a mancare. Ma non lo so se manca davvero, perchè ho un brutto rapporto con la morte, quindi potenzio la presenza dell’anima e penso ora sia in questo studio a guardarmi”.  Quanto ad altre storie “Nonne ho avute – dice Drusilla - perché quando si ha un amore in tarda età, fatto di condivisione e partecipazione, a quel sentimento bisogna portare rispetto. E io mi sento ancora Madame Foer. Se mi corteggiano con insistenza e con garbo può darsi mi scappi un occhiolino, ma solo perché mi piace sentirmi una vecchietta un po’ seduttiva. Ho conosciuto un signore vicino di casa vedovo anche lui, abbiamo condiviso l’assenza dei propri amati per un po’ di tempo, ma era quello che ci univa non il desiderio. In gioventù invece sono stata molto allegra e vorace”. E quando Toffanin le chiede se dietro grande donna c’è un grande uomo, Drusilla risponde: “Dietro ogni persona c’è una grande donna e un grande uomo. E non mi riferisco ai compagni ma alla propria parte maschile e femminile. Sarebbe bello far pace, per le donne con la propria parte maschile, e per gli uomini con la propria parte femminile”.

Prima dell’intervista a Drusilla, ospite di Verissimo è stata Iva Zanicchi che è tornata su quel botta e risposta sul palco sanremese che ha suscitato polemiche: “Io omofoba? Sono felice e soddisfatta così”.“Io e Drusilla siamo amiche e ci vogliamo bene. Volevo solo fare la spiritosa e dirle che ha attributi che io non ho. Una donna come lei non avrebbe risposto come ha risposto”