
Operazione antidroga, foto generica
Firenze, 21 luglio 2023 - “La maggior parte dei nuovi accessi al Serd? E’ legato all’uso di cocaina”. A dirlo è il dottor Fabrizio Fagni dell’area delle dipendenze dell’Azienda Usl Toscana centro. Del resto, i maxi sequestri di droga delle ultime ore parlano chiaro. Se guardiamo ai dati del Serd, scopriamo che nel 2022 su un totale di 10260 accessi, 6400 sono stati per droghe. Gli altri? Alcol, fumo, gioco d’azzardo.
“Per la maggior parte, l’80%, si tratta di uomini - dice Fagni -. Se guardiamo agli utenti in trattamento, il 55% è per uso di eroina. Ma bisogna dire che per questo tipo di droga le persone rimangono in carico per molto tempo. Nei nuovi accessi, invece, come dicevamo, prevale la cocaina, seguita dall’eroina e poi dai cannabinoidi”.
Avete notato un incremento dell’uso di droghe negli ultimi tempi?
“Negli anni assistiamo ad un graduale, costante aumento. Ma non c’è stato un picco assoluto, questo no”.
C’è da dire che chi si rivolge al Serd è una parte… Avete un’idea di quanti possano essere i reali consumatori?
“Difficilissimo dirlo. Certo, possiamo immaginare che il ‘sommerso’ per quanto riguarda l’uso di sostanze sia molto ampio. Spesso non c’è la percezione di avere un problema e del rischio che facilmente si possa cadere nella dipendenza. L’età media delle persone seguite dal Serd è di 42 anni. Mentre i nuovi accessi mediamente hanno 34 anni”.
Come si arriva da voi?
“Il 60% si presenta in modo volontario, mentre il 20% ci viene segnalato dalla prefettura e dall’autorità giudiziaria”.
Come si cade nel tunnel delle droghe?
“Si comincia sempre su invito-pressione del gruppo dei pari. Ora poi, con le nuove tecnologie, trovare le sostanze è purtroppo ancora più semplice. C’è una sottovalutazione del rischio. Si prova per sentirsi parte del gruppo, convinti di poter poi smettere quando si vuole. E invece non è così. Vediamo ragazzini che iniziano con le canne già dalle scuole medie. E capita di dover proporre anche ai minorenni strutture di cura per la disintossicazione e la riabilitazione. In passato, non succedeva quasi mai. L’uso delle sostanze è così diffuso che vediamo pure persone che si avvicinano alle droghe tardivamente, dopo i 40 anni. Succede, sì, che si tratti di persone che hanno ritmi elevati di lavoro e che vivano situazioni ad alto stress. La cocaina è un eccitante. Chi la prova inizialmente ha sensazioni di benessere, ma poi l’effetto dura poco e le conseguenze negative sono poi molto pesanti. Chi inizia ‘per gioco’ non ha idea dei rischi. Pensa di poter tenere tutto sotto controllo. E sbaglia”.
È vero che la cocaina non è più la ‘droga dei ricchi’?
“Sì, perché assistiamo ad un livellamento del mercato. La cocaina ha un prezzo più abbordabile. Sappiamo dai nostri assistiti che una dose costa poche decine di euro. Ora si tende a mixare, a fare un poli-abuso di sostanze”.
In cosa consiste il trattamento da dipendenze?
“I servizi sono organizzati in equipe multi-professionali proprio perchè quando si instaura una tossicodipendenza il problema comprende vari aspetti: fisiologico, medico, psicologico. Spesso per chi fa uso di sostanze c’è una compromissione dal punto di vista lavorativo e sociale. E infatti nell’equipe non mancano gli educatori professionali. Anche l’infermiere ha un ruolo fondamentale. I trattamenti sono o di tipo ambulatoriale oppure ci sono le comunità terapeutiche che propongono o trattamenti di tipo residenziale oppure servizi semi-residenziali, noti anche sotto il nome di centri diurni”.
I campanelli d’allarme per intuire il consumo di droga?
“Fondamentale è l’osservazione attenta da parte dei familiari. Nel caso dei giovanissimi, i campanelli d’allarme sono il peggioramento del tono dell’umore e il calo del rendimento scolastico. Per tutti, i segnali di tipo relazionale sono quelli che devono destare più preoccupazione”.