CLAUDIO LAUDANNA
Cronaca

"Copiare il David è arte. Il divieto? Roba preistorica"

Carrara: Massari, presidente dell’Accademia , contro la sentenza del tribunale "Sì ai modelli manuali di qualità, no alle repliche in plastica delle bancarelle"

Il David di Michelangelo utilizzato come modello per una campagna pubblicitaria

Carrara, 22 maggio 2022 - "Un salto nella preistoria": questo il commento del direttore dell’Accademia di Belle Arti di Carrara Luciano Massari sul provvedimento del tribunale di Firenze che ha vietato agli Studi d’arte Cave Michelangelo di Carrara, con i quali collabora anche lo stesso Massari, di riprodurre qualsiasi immagine del David di Michelangelo. Un’iniziativa del ministero della Cultura che ha chiesto di cancellare ogni riproduzione riferibile al Buonarroti dalle pagine internet del celebre atelier perché "sviliscono l’immagine del bene culturale facendolo scadere ad elemento distintivo della qualità dell’impresa". Il processo è ancora in corso e da Roma si chiede che la stessa sorte tocchi anche a "tutti gli strumenti utilizzati per produrre e commercializzare l’immagine del David".

Un’eventualità che potrebbe avere ricadute su tutto l’artigianato artistico e non solo. "Siamo di fronte a decisioni che vogliono azzerare completamente il lavoro dell’uomo – tuona il direttore dell’Accademia di Belle Arti –-. Fin dai tempi dei romani si fanno copie dei bronzi greci, la riproduzione di opere d’arte fa parte del dna delle persone e del loro modo di fare. Anche all’epoca del gran tour poi chi veniva in Italia comprava la copia di un vasetto etrusco da portarsi via, per non parlare poi degli artigiani. Coloro che danno le mani per creare tante opere prima devono imparare la tecnica e per farlo, da sempre, si copia l’antico. Con una decisione del genere si vuole invece azzerare una realtà artigianale molto importante per il settore marmo, ma da qui si potrebbe allargare anche ad altre realtà".

Per copiare un capolavoro, d’altronde, c’è bisogno di manualità e professionalità che rischierebbero di perdersi se si andasse a togliere agli artigiani i modelli di riferimento. "Non capisco perché si voglia impedire di realizzare una copia in marmo del David, ma poi si permette di vendere sulle bancarelle oggetti di plastica o in altri materiali che, quelli sì, lo degradano e lo sviliscono facendolo di mille colori, spezzandolo in pezzi, stampandolo e chissà cos’altro– prosegue Massari – . I modelli delle opere d’arte servono per fare scuola e approfondimento, e riuscire a copiarli è sinonimo dell’alta professionalità dell’artigiano che ci lavora, professionalità che ha appreso con anni di perfezionamento che ora si vorrebbero andare a svilire distruggendo persino tutti gli strumenti utilizzati per la riproduzione. In questo modo tutti sono a rischio. Per questo credo si debba valutare bene la decisione tenendo conto delle ricadute non soltanto sul singolo, ma sull’intero sistema dell’arte e dell’artigianato".