Da Livorno a Buckingham Palace. "Ho cucinato la pasta per i Giubilei della regina"

Valerio Chiesa ricorda i giorni in cui ha lavorato nelle cucine del Palazzo Reale

Valerio Chiesa

Valerio Chiesa

Livorno, 10 settembre 2022 – Da Livorno a Buckingham Palace, per cucinare alla Regina Elisabetta. Quello che poteva essere un sogno, per Valerio Chiesa è diventato realtà. La storia del Pastificio Valerio Chiesa iniziò nel lontano 1969. Una tradizione familiare passata per tre generazioni con un preciso obiettivo: portare sulle tavole de livornesi pasta di assoluta qualità. Un obiettivo raggiunto in pieno, come dimostra il fatto che ‘The King Of Pasta’ ha conquistato l’ambita la targa del Leone d’Oro, assegnata solo a quelle aziende che hanno il merito di contribuire alla crescita dell’economia del Paese.

I prodotti di Valerio Chiesa, che ha realizzato anche il primo tortello d’oro 23 carati, negli anni hanno conquistato tutti, anche personaggi illustri come Papa Francesco, il Principe Alberto di Monaco, l’ex presidente degli Stati Uniti Obama e la Regina Elisabetta II.

Appena appresa la notizia della scomparsa della regina, la famiglia Chiesa ha espresso con un post su Facebook le condoglianze alla famiglia reale, in cui ha scritto: “Onorati di aver servito e di essere stati chiamati per i 60 anni, e quest’anno per i 70 anni del regno di Sua Maestà Elisabetta II d’Inghilterra con la nostra pasta fresca”. Maestro Chiesa, cosa l’ha portata da Livorno a cucinare per la Regina? “Noi inizialmente servimmo il Principe Alberto di Monaco. Capitò che a Livorno venne organizzato un grande evento di tre giorni al Grand Hotel Palazzo che si chiamava Montecarlo Forever. Mio fratello era il direttore generale e per la serata di gala, a cui intervennero molti ambasciatori e consoli, e mi incaricò di fare la pasta fresca. Dopo la cena di gala, il mattino seguente, ebbi modo di parlare col portavoce del Principe che mi disse: “Questa pasta dovrebbe andare a Palazzo”. Così fui chiamato a Montecarlo, feci della pasta speciale per il Principe Alberto e servii anche al suo matrimonio. Iniziò in quel momento una collaborazione che prosegue ancora oggi. Ricordo che preparai dei girasoli con del ripieno di aragosta. Siccome tra gli invitati, a Monaco, c’era anche la Regina d’Inghilterra, che mangiò la mia pasta e rimase piacevolmente stupita, mi arrivò poi una mail da Buckingham Palace per il giubileo del 2012”. Cosa ha preparato per la Regina in quell’occasione? “Ero emozionatissimo, era la prima volta che toccavo il suolo di Londra, non ero mai stato prima in Inghilterra e non parlavo bene l’inglese. Avevo 32 anni all’epoca. Rimasi lì tre giorni, e fu un’esperienza unica, indimenticabile. Ci vennero a prendere all’aeroporto con delle vetture mandate dal Palazzo. Per l’occasione preparai dei girasoli di pasta con ripieno di aragosta”. Com’è stato lavorare nelle cucine del Palazzo Reale? “Per motivi di alta sicurezza non potevamo mettere le mani negli impasti. Buckingham Palace ha infatti dei protocolli rigidissimi. Così ho preparato la pasta con dei macchinari che avevano a disposizione in una cucina super attrezzata, talmente ampia che, per fare un esempio, la si poteva girare coi i pattini a rotelle. Nella preparazione c’erano più di venti persone con me, e fui affiancato anche da una traduttrice che mi aiutava nel comunicare coi vari chef. Preparai la pasta davanti a loro”. Gli ingredienti per la sua pasta se li è portati da Livorno? “Non potevo portarmeli dietro per i motivi di sicurezza che dicevo prima. Ma prima di partire fui chiamato a fare una lista e tutti gli ingredienti che avevo richiesto, tra cui le farine che utilizziamo noi, quelle pugliesi, appena arrivato li trovai già a disposizione a Buckingham Palace”. È vero che il suo marchio ‘The Kink of Pasta’ è nato dentro il Palazzo Reale? “Proprio così. Pensi che fui talmente sopraffatto dall’emozione che fui preso da una crisi di pianto. Trovarmi a 32 anni a fare la pasta per la regina d’Inghilterra, sembrava un film, un sogno. Col tempo sono state tante le personalità da cui sono stato chiamato, da Andrea Bocelli agli sceicchi di Dubai. Siamo anche fornitori della Santa Sede, per gli ottant’anni di Papa Francesco andammo anche a Roma. Quando mi ritrovai nel palazzo della sovrana pensai e dissi a me steso: se sono stato chiamato a corte per un’occasione così importante, devo proprio essere il King della pasta”. Poi è stato richiamato anche per il giubileo dei 70 anni. Cos’ha preparato? “In quell’occasione non sono potuto andare a Londra a causa di impegni che erano già da tempo in agenda, impossibili da rinviare. Preparai dei ravioli di ricotta e spinaci e glieli spedimmo, questo a dimostrazione della grande fiducia che riponevano in noi”. Ha mai incontrato la Regina? “Mi sarebbe piaciuto moltissimo, sarebbe stato un grande onore. L’incontro era previsto ma poiché la sovrana non era in quel momento nel palazzo, non abbiamo avuto modo di essere ricevuti. Ma ci è stato fatto dono di oggetti che conservo gelosamente”. Quale regalo le ha fatto la regina Elisabetta? “Un piatto con la scritta ‘God Save The Queen’, che ho esposto nella vetrina e di cui conservo anche la scatola. In occasione del giubileo del 60esimo abbiamo ricevuto in dono anche una tovaglia da tè. Ho ricevuto anche una lettera, inviata in pastificio, coi ringraziamenti per aver fatto la pasta in occasione dell’evento per la sovrana: lettera che ho esposto in negozio”. Ha portato alla regina anche un simbolo di Livorno? “Feci fare una targa del pastificio Chiesa insieme a quattro mori di Livorno, tutti laccati in oro. Le feci questo omaggio per ringraziarla e perché volevo le rimanesse qualcosa di Livorno. Lei ha ringraziato me e io ringraziavo infinitamente lei. Oggi che non c’è più mancherà a tutti. Ha accompagnato piccoli e grandi, ha rappresentato un pezzo di storia. Anche solo non poterla vedere per il tradizionale appuntamento degli auguri di Natale, farà un certo effetto”. Un ricordo di quei giorni a Londra? “Quando tornai a casa balbettavo, non riuscivo più a parlare per l’emozione che avevo provato. Fuori il palazzo è bellissimo, ma io che ci sono entrato posso dire che lascia senza parole, sembra come vivere in una fiaba. La cucina era grandissima, era in un’ala del palazzo. Ricordo i pentolini, ce n’erano di tutti i tipi, da quelli più piccoli a quelli giganteschi. Una stanza in cucina era dedicata e piena completamente di pentole, padelle, tegami e tegamini, dal più piccolo al più grande, tutti in rame e tutti tirati a lucido. Non c’era una virgola fori posto ”. Quant’è grande la cucina di Buckingham Palace? “È enorme, davvero enorme. Ha una marea di isole, con tantissimi fornelli. La cucina è suddivisa in quattro settori, nelle varie ali del palazzo. Dove ti trovi esattamente quasi non lo puoi capire. Prima di entrarci dovevamo per forza passare anche per la sala del trono, perché dove fummo chiamati a lavorare in quell’occasione, era proprio la cucina dell’ala di residenza della sovrana. Un ricordo che porto di quei giorni? Nel palazzo c’era un profumo che credo di non aver mai più ritrovato, da nessun’altra parte”. Maurizio Costanzo