Covid. Si parte con i vaccini ai 120mila superfragili. Altre aree a rischio rosso

Le province sotto attenzione, che potrebbero passare in fascia rossa, sono quelle di Arezzo, poi il distretto dell’Empolese Valdelsa nella provincia di Firenze

Il vaccino anti-Covid

Il vaccino anti-Covid

Firenze, 1 marzo 2021 -  Imperativo, vaccinare e farlo a tappeto. Per fermare l’epidemia non ci sono altri rimedi a parte la chiusura. Il problema è che non ci sono farmaci a sufficienza. Dal governatore toscano Eugenio Giani è arrivato l’input di partire entro la settimana con la vaccinazione dei superfragili, per mettere in sicurezza le persone (circa 120mila) più esposte ai peggiori rischi dell’infezione. Il giorno dovrebbe essere giovedì. Il farmaco utilizzato, Moderna.

Stando al cronoprogramma della struttura commissariale nazionale per l’emergenza oggi in Toscana dovrebbe arrivare una fornitura da 17.700 dosi. Poi entro il mese ne dovrebbero consegnare altre 59.600. Vaccinare perché crescono i numeri del contagio. Nella settimana che si è chiusa ieri tutti i dati sono in peggioramento. Le province sotto attenzione, che potrebbero passare in fascia rossa sono quelle di Arezzo, dove l’incremento, soprattutto in alcuni comuni della Valdichiana, è esponenziale; poi il distretto dell’Empolese Valdelsa nella provincia di Firenze. Ma anche a Prato l’incidenza del virus è lievitata.

I nuovi positivi registrati in Toscana nella settimana chiusa ieri sono stati 7.414 contro i 5.446 della settimana precedente (incremento del 36%). Dalla settimana fra il 18 e il 24 gennaio, i nuovi casi sono più che raddoppiati: erano 3.007. Lo scenario non è dei migliori, anche perché l’occupazione dei letti in terapia intensiva ha superato il 30%, soglia considerata critica. Si aspetta il nuovo decreto per capire se i criteri del passaggio delle regioni nelle fasce colore resteranno inalterati o se sarà privilegiata la scelta di creare zone rosse provinciali e comunali nelle aree a più alta incidenza del virus. Tra i dati che allarmano la Toscana la percentuale di positività per le prime diagnosi, cresciuta al 10,1% dall’8,1%. Oltre questa soglia si rischia di perdere la capacità di tracciamento.