Covid e adolescenti, sempre più allarme: "Disturbi psichici aggravati dalla crisi"

L’intervista al dottor Mario Landi, responsabile UFSMIA Firenze (Unità Funzionale Salute Mentale Infanzia Adolescenza) della USL Toscana Centro

Il dottor Mario Landi, responsabile UFSMIA Firenze

Il dottor Mario Landi, responsabile UFSMIA Firenze

Firenze, 3 agosto 2021 – La pandemia ha portato nelle nostre case non solo sofferenze fisiche ma sicuramente anche psichiche e psicologiche. Per conoscere i disagi e gli effetti della realtà Covid-19 nei bambini e negli adolescenti abbiamo posto qualche domanda al dottor Mario Landi, responsabile UFSMIA Firenze (Unità Funzionale Salute Mentale Infanzia Adolescenza) della USL Toscana Centro, di cui abbiamo approfondito le attività.

Il servizio offerto dal 'Dipartimento di salute mentale' della USL 10 a chi si rivolge?

“Il servizio UFSMIA Firenze (Unità Funzionale Salute Mentale Infanzia Adolescenza) dell’USL Toscana Centro si rivolge alla popolazione 0-18 anni, offrendo valutazioni e prese in carico per numerose problematiche dell’età evolutiva: disturbi del neurosviluppo”.

Qualche esempio?

“Disturbi dello spettro autistico e dello spettro neuromotorio, disturbi dell’apprendimento, dell’attenzione e dell’iperattività, disabilità intellettiva, psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza e disturbi psicologici. La struttura garantisce percorsi di continuità assistenziale successivi e integrativi con le strutture ospedaliere e universitarie”.

A quali strutture si riferisce?

“Ad esempio con ‘AOU Meyer’ e ‘IRCCS Stella Maris’. Vi è inoltre una stretta interazione con istituzioni quali il Servizio Sociale del Comune di Firenze, il Tribunale Minorenni e Ordinario, i percorsi penali rivolti ai minori e una costante collaborazione con l’istituzione scolastica per la predisposizione di percorsi individualizzati per alunni con disabilità o in condizioni di disagio”.

Come ha inciso la pandemia nella vostra attività?

“Ha inciso significativamente nell’organizzazione del servizio.”

Ha comportato cambiamenti a livello organizzativo?

“Nella prima parte della pandemia si è osservato un lieve decremento delle richieste, ma successivamente in questa fase il massiccio e significativo impegno primario del servizio UFSMIA è stato quello di assicurare con ogni mezzo disponibile la continuità dei percorsi terapeutici-riabilitativi attivati in precedenza e forzatamente interrotti”.

Com'è stata ed è oggi vissuta la pandemia dal mondo dell'infanzia e dell'adolescenza?

“E’ importante sottolineare come le misure di distanziamento sociale hanno compromesso anche le normali risorse attivate dai servizi per i ragazzi in difficoltà imponendo l’utilizzo di risorse normalmente attivate quali le attività di intervento educativo in piccoli gruppi, interventi in presenza, psicoterapie,… e ha richiesto anche agli operatori grandi sforzi e grande impegno per sopperire alla ricaduta di tutto questo sui ragazzi sofferenti e deprivati di momenti di intervento individuale, sia come forme di socializzazione che di psicoterapia, con la necessità di ridisegnare ex novo strategie terapeutiche e percorsi di cura adeguati ai diversi casi. A questo quadro va inoltre aggiunto il concomitante disagio delle famiglie, specie per le situazioni in cui il disagio psicosociale si è sommato alla crisi economica. L’uso degli strumenti tecnologici ha solo parzialmente compensato queste carenze strutturali e organizzative”.

Quali le maggiori criticità e i disagi incontrati dai ragazzi?

“I segnali di disagio psichico più gravi si sono espressi con incrementi delle ideazioni suicidarie, isolamento sociale, autolesionismo, condotte di ritiro, dipendenze dall’uso delle tecnologie, stati depressivi, disturbi della condotta alimentare, disturbi del sonno”. I

In questo ultimo anno e mezzo avete riscontrato cambiamenti nell’utenza e nelle richieste di aiuto?

“Dall’autunno 2020 a tutt’oggi si è registrato un importante incremento delle segnalazioni, prevalentemente per l’emergenza della sofferenza psichica manifestatasi, sia con disturbi internalizzanti che esternalizzanti in tutta la fascia infanzia-adolescenza”.

Per chi aveva già fragilità cos’ha comportato l’isolamento totale o parziale?

“L’aumento delle richieste per problematiche psicologiche-psichiatriche ha interessato prevalentemente soggetti fragili in cui la sofferenza psichica era rimasta latente o sufficientemente compensata dalle normali risorse della rete sociale (scuola, gruppi di amici, sport, ecc.); fattori quali una preesistente condizione di vulnerabilità psicologica individuale e/o familiare e l’incapacità di ‘tenuta’ a fronte di fattori stressanti hanno contribuito all’espressività più o meno accentuata di questi fenomeni”.

Qual è l'esperienza della DAD nelle testimonianze dei ragazzi?

“Dobbiamo sottolineare come l’uso della DAD ha incentivato i momenti di ritiro sociale e il senso di solitudine dei ragazzi; negli adolescenti l’assenza di confronto e rispecchiamento tra coetanei – aspetto essenziale per la costruzione del senso di identità in questa fase – ha aggravato le fragilità emotive individuali”.

Con quali conseguenze?

“Nei bambini più piccoli e nei ragazzi con difficoltà di apprendimento e disturbi dell’attenzione la DAD ha reso difficoltosi molti percorsi didattici per l’assenza di lavoro in presenza e supporto diretto. Non è però da tacere che per gli operatori sociosanitari l’uso della tecnologia ha in generale migliorato la fluidità di scambio tra operatori e altre agenzie educative o istituzioni, ad esempio i contatti con la scuola”.

Il diritto alla salute mentale nel nostro paese è riconosciuto quanto quello alla salute fisica? Dando per scontato che per entrambe c’è ancora molta strada da fare nell'attuazione dei diritti.   

“E’ comunque opportuno precisare che, pur nella complessa organizzazione delle risposte a queste difficoltà, il nostro paese è ancora all’avanguardia nella cultura della cura alla salute mentale, nella tutela dei diritti dei minori con sofferenza psicofisica e delle loro famiglie, nei processi di integrazione scolastica e sociale – con aspetti legislativi sempre innovativi – e che la presa in carico dei servizi persegue sempre il modello psicosociale basato sul concetto di individuo e famiglia al centro del sistema di cura”.