PIERO FACHIN
Cronaca

Altro che Italia unita: è una babele di regole

Dalle mascherine alle app, ogni regione va per conto suo. Decine di direttive contraddittorie e poche soluzioni in nome dell'autonomia

Persino per uscire di casa gli accorgimenti cambiano da regione a regione

Firenze, 20 aprile 2020 - Il rischio lo aveva individuato per primo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non a caso, il 24 marzo, aveva lanciato un fortissimo richiamo all’unità. Per fronteggiare l’emergenza Coronavirus, aveva spiegato ricordando l’eccidio delle Ardeatine, servirà quella stessa unità già dimostrata dal «popolo italiano. Quella unità che consentì la rinascita morale, civile, economica e sociale del nostro Paese».

Bene. Anzi, male. Perché non lo ha ascoltato nessuno. Alcune regioni si muovono contro altre regioni, e tutte insieme muovono contro il governo, mentre i governatori battibeccano e litigano sui giornali come non avessero altro da fare. E mandano messaggi contraddittori sulle mascherine, sulle distanze di sicurezza, sulla durata dell’isolamento sociale, sulle riaperture, in un delirio che genera smarrimento, confusione, a volte perfino ansia. Prendete, se avete un minuto, la questione mascherine.

Obbligatorie nei luoghi pubblici e all’aperto in Lombardia, obbligatorie in Toscana, ma solo «dopo aver concluso la distribuzione gratuita alla popolazione».

Con la Liguria che le caldeggia ma non le impone, con la Val d’Aosta che le pretende nei negozi ma non altrove, proprio come il Friuli che – però – si accontenta anche di una «sciarpa o di un foulard». E, a proposito di sciarpe e di foulard, era stato anche il vulcanico assessore al Welfare lombardo Giulio Gallera a precisare che «l’importante è uscire con il viso coperto».

Una distrazione, la babele sulle mascherine? Non proprio. Fare, magari in buona fede, ciascuno quel che crede sembra essere una pericolosa abitudine. La distanza minima di sicurezza? Un metro, stabilisce l’Istituto superiore di Sanità. Ma un metro non è un metro per tutti. Il metro toscano è lungo quasi il doppio, se è vero che – «sulla scorta dell’autorevole parere dell’ Oms» – una delle 38 (38!) ordinanze contro il morbo fissa a 1,8 metri la distanza accettabile.

L’importante, in fondo, è sapere quel che si vuole. Una delle cose che tutti assolutamente vogliamo è l’App per monitorare i contagiati. Ma anche in questo siamo stati catapultati dentro un frullatore. Anziani depressi dalla sola idea di dover usare uno smartphone («non va bene il telefono normale?») hanno dovuto apprendere che «Sicilia si-cura» è il software scelto nell’isola di Nello Musumeci, mentre «acasainsalute» è l’app della Toscana per i medici, il personale delle Rsa e altri lavoratori. Invece la piattaforma «AllertaLom» è stata modificata così che la Lombardia possa chiedere ai cittadini di compilare questionari (anonimi) sulle condizioni di salute.

E poi il Veneto, la Sardegna, l’Umbria. Tutte con una soluzione autoctona, almeno fino a quando i 74 esperti della task force «all’uopo istituita» (ripetiamo il numero, per chi si fosse distratto: 74) non ha scelto ’Immuni’ tra le 319 proposte arrivate. Solo che neppure questa soluzione definitiva sarà quella esclusiva. Un siciliano potrebbe ritrovarsi a usare un paio di app, e un altro paio un abitante dell’Umbria. E vogliamo, infine, ragionare sulle date? «Riaprire dal 4 maggio o morire», ha scandito il governatore veneto Luca Zaia solo giovedì.

«Moda e meccanica possono cominciare già il 27», lo ha bruciato sul tempo il presidente toscano Enrico Rossi, nella cui regione oggi (giorno 20, ci risulta) riapre Gucci. «Per noi si deve ripartire entro il 4 maggio», ha ribadito Attilio Fontana da Milano rintuzzando i perplessi. Al che il pacatissimo Vincenzo De Luca, presidente della Campania, ha proclamato che «la mia regione chiuderà i confini se dovessimo avere fughe in avanti in regioni dove il contagio è ancora forte». Beccandosi con ciò la piccata risposta del doge Zaia: «Vorrei sapere quanti tamponi fa la Campania».

Il politico di Salerno ha fatto spallucce e rincarato la dose sul tema che più gli piace, quello del lockdown: «Chiuderemo le spiagge libere». Soltanto allora dalla Puglia si è imposto all’attenzione del mondo il governatore Michele Emiliano: «Accessi regolati in spiaggia? Certo. Noi – ha tuonato – i controlli li faremo anche con gli elicotteri». Gli elicotteri. Per sentirci tutti più sereni.