PIERO CECCATELLI
Cronaca

La solidarietà, affare d'impresa. "Noi più forti, ora aiutiamo gli altri"

L'ad del colosso Sofidel (Rotoloni Regina): «Doveroso e utile, se si può, sostenere le aziende più colpite»

Luigi Lazzareschi, 57 anni, in stabilimento con uno dei suoi collaboratori

Lucca, 20 aprile 2020 - «Non ci si può sentire ricchi in un mondo di poveri. Le aziende meno colpite dall’effetto coronavirus aiutino a rialzarsi quelle che hanno sofferto e soffrono ancora. Noi faremo la nostra parte». Parole di Luigi Lazzareschi, 57 anni, ad di Sofidel, il colosso della carta per uso igienico e domestico, produttore fra l’altro dei Rotoloni Regina.

Durante l’emergenza coronavirus nemmeno un attimo di sosta per le fabbriche del gruppo, distribuite in 13 paesi, fra Europa e Usa, per un totale di 6500 dipendenti, di cui 1300 in Italia, fra la Lucchesia e Monfalcone. Negli Usa Sofidel ha investito in sette stati, tanto da procurarsi il pubblico elogio di Obama. E SCATTA ANCHE LA CHALLENGE BENEFICA: I VIDEO DEGLI APPASSIONATI DI CALCIO CHE PALLEGGIANO CON IL ROTOLO DI CARTA IGIENICA

Niente lockdown, anzi: per un po’ Sofidel ha prodotto più di prima, visto che la carta igienica fu, con la pasta, al centro degli accaparramenti scaturiti dal panico creatosi all’inizio dell’emergenza Covid-19.

Lazzareschi, in che modo attuerà la solidarietà verso i colleghi imprenditori più colpiti dall’effetto Covid-19?

«Preferisco chiamarla mutualità fra imprese. Le modalità sono allo studio, pensamo a aiuti concreti. Non può essere il codice Ateco a tenere in vita un’azienda o a metterne a rischio l’esistenza. Invito tutti gli imprenditori in condizioni simili alle nostre a fare lo stesso. Imprese che aiutano altre imprese, in difficoltà nella fase di ripartenza».

Come scegliere le aziende o i settori da aiutare?

«Osservando fra le proprie filiere. Interi settori sono in ginocchio. Penso al turismo, con paralisi di hotel e crociere, alla ristorazione, al catering».

Per il cartario, invece, con l’emergenza i consumi si sono amplificati.

«La permanenza forzata in casa associata all’accresciuta sensibilità per l’igiene, ha portato a un transitorio aumento dei consumi. Studi statunitensi, mercato dove la corsa emotiva all’acquisto è stata assai forte, hanno stimato che la permanenza nelle case ingenerasse addirittura un +40% nel consumo familiare, dato forse eccessivo. Di contro, è sceso il consumo legato a comunità, bar, alberghi, ristoranti. È innegabile però che dalla fase dall’emergenza usciamo senza danni ed è giusto pensare a chi non ha avuto la stessa sorte».

Cioè alle aziende chiuse.

«Non solo. L’emergenza ha impattato e impatterà sulle imprese, ma ha già investito duramente la sanità e il sociale. Sofidel ha provato a dare il suo contributo anche in questi settori».

Come?

«Ad esempio con la donazione di prodotti a Caritas nazionale, per una quantità di carta igienica pari al consumo mensile di 160 mila persone».

E per gli ospedali?

«Stiamo effettuando una raccolta nei nostri stabilimenti per donare il corrispettivo di ore di lavoro, di permesso o di ferie in favore degli ospedali di riferimento dei nostri stabilimenti italiani: quelli di Lucca e Gorizia. La somma raccolta, sarà raddoppiata dall’azienda. Poi abbiamo lanciato la Rotoloni Regina Challenge, sfida on line a chi palleggia più a lungo usando un rotolo di carta igienica. Il vincitore indicherà l’ospedale al quale doneremo 10mila euro. Altri 30mila andranno agli ospedali indicati dagli autori dei tre video più creativi votati dagli utenti della rete».

Come superare la crisi economica da coronavirus?

«Non sono né un politico né un economista. E non ci sono soluzioni facili. Alla fine, credo ci siano due possibilità. O stampare più moneta, con conseguente prevedibile aumento dell’inflazione. O aumentare le tasse, il che però avrebbe riflessi negativi sugli investimenti. E non è il caso. La prima opzione avrebbe effetti psicologici migliori».

E l’Italia?

«Colpita per prima, ha imparato sulla propria pelle, finendo per far scuola agli altri. La politica non è sempre all’altezza ma nessuno ha il nostro attaccamento al lavoro e all’azienda».

Addirittura.

«Ho visto un video girato in un nostro stabilimento. Ci sono i lavoratori con la mascherina che si ritraggono ’al pezzo’, in produzione. In sottofondo, l’inno di Mameli. Siamo un grande popolo. Lasciatelo dire a me, che lavoro in tutto il mondo».