
Roberta Della Maggesa
La Spezia, 11 dicembre 2015 - Una famiglia passeggia in pieno centro. E’ domenica pomeriggio. Mamma e papà spingono una carrozzina: dentro, avvolto in una copertina azzurra di pile, dorme il loro bambino, sei mesi o giù di lì. Sono in tre e sono fatti di serenità. Si sentono al sicuro, lontani dal traffico, al riparo dallo stress. Una ‘cellula’ di tranquillità dentro la dimensione ovattata della domenica spezzina.
Poi, tutto cambia, in un attimo. Dalla finestra di un palazzo affacciato sul viale dello shopping un tredicenne lancia un petardo, che centra in pieno il passeggino. I due genitori fanno appena in tempo a rendersi conto di quello che sta per succedere, che il plaid viene intaccato dal fuoco scaturito dalla piccola esplosione. Il bebè piange, stordito dal boato. La mamma lo stringe a sé, cerca con gli occhi qualcuno che le venga in soccorso.
Il neonato non sembra ferito, ma la coppia preferisce accompagnarlo al pronto soccorso pediatrico per un controllo. Scene di caos urbano. Una storia che lascia basiti. Mancano circa venti giorni alla notte di San Silvestro. E i quesiti sono sempre lì, rinverditi dal passare del tempo.
Cosa ci faceva un tredicenne con un petardo in mano? Prima ancora, possibile che l’idea di divertimento collegata ai festeggiamenti del Capodanno, debba passare attraverso l’esplosione fai-da-te di razzi, miniciccioli, mortaretti e bengala? Davvero pensiamo che vietarne la vendita ai minorenni sia condizione sufficiente a garantire la sicurezza? Nei giorni della paura, quelli dell’orrore che si è consumato a Parigi, i giorni dell’odio e della guerra, non c’è silenzio più apprezzabile di quello che per la festa dell’Immacolata ha fatto da culla ai fuochi di artificio sparati nel cielo di Manarola per la tradizionale accensione del presepe più grande del mondo. Fuochi di artificio con la ‘sordina’, per mettere il silenziatore alla violenza.