Agli atti è morto. Riappare dopo 10 anni

Sessantenne ricoverato dal 2020 all’ospedale di Levanto. Ma c’è una sentenza del 2011 di morte presunta

Richard Gere nei panni di un senzatetto nel film "Gli invisibili" (2014)

Richard Gere nei panni di un senzatetto nel film "Gli invisibili" (2014)

La Spezia, 28 ottobre 2021 - Un morto vivente o, per meglio dire, un vivente che per la giustizia risulta morto. Un giallo da risolvere, una storia da decifrare. L’enigma passa dal Tribunale della Spezia dove si è aperto il procedimento civile per la revoca di una sentenza di morte presunta ’certificata’ nel 2011 dal Tribunale di Trento. A promuoverla, all’epoca, era stato il fratello di colui che alla distanza, ossia lo scorso anno, ha sostenuto di chiamarsi con lo stesso nome e di essere nato lo stesso giorno dell’uomo che per l’anagrafe risulta, da dieci anni, defunto.

La Spezia, 28 ottobre 2021 - Il protagonista della storia è un sessantunenne originario di Marsala, senza fissa dimora. Un clochard, con problemi di salute, anche mentale. E’ attualmente ricoverato nell’ospedale di Levanto dell’Asl 5. E’ lì dal settembre del 2020 a seguito di un intervento chirurgico importante resosi necessario per preservarlo dal rischio di morte. Risale al 26 giugno del 2020 il suo l’accesso volontario al Pronto Soccorso dell’ospedale Sant’Andrea della Spezia per un grave malessere. Aveva i vestiti sgualciti, la barba lunga, l’alito pesante. Confuso il suo argomentare.

Ma chiare, in assenza di documenti, le indicazioni anagrafiche. Vana la ricerca, da parte dei sanitari, di familiari. Fosse stato per lui, all’epoca, avrebbe dovuto essere dimesso per tornare a pellegrinare senza una meta, senza un lavoro, vivendo di elemosine e dimore di fortuna. E’ a quel che il Dipartimento sociosantario dell’Asl 5, senza ancora sapere dell’esistenza della sentenza di morte presunta, hanno chiesto l’intervento del giudice tutelare per la nomina di un amministratore di sostegno. Detto, fatto: l’incarico è stato dato all’avvocato Miria Giannoni; il legale ha cercato a sua volta di risalire ai parenti dell’assistito. Il percorso è passato dalle banche-dati degli uffici giudiziari. Ed è a quel punto che, nel settembre del 2020, è emersa la sentenza di morte presunta a nome del clochard. Agli atti c’è il certificato di nascita emesso, l’11 marzo 1960, dal Comune di Marsala; a presentarsi allo sportello fu il padre, dichiaratosi contadino. Nel documento risulta una nascita parallela, quella di un gemello, senza però indicazione di nome. Scenari meritevoli di approfondimento.

E’ così entrata in scena la Procura della Repubblica. E’stato l’ufficio giudiziario diretto dal dottor Antonio Patrono ad attivare il procedimento di revoca della dichiarazione di morte presunta tuttora pendente e prossimo alle determinazioni del giudice civile. Nel fascicolo anche il verbale con le dichiarazioni del fratello che, dopo aver perso i contatti col congiunto in giovane età, lo aveva ritenuto morto e aveva promosso l’iter giudiziario funzionale, con ogni probabilità, a gestire l’eredità. Alla vista della foto del clochard sibita dai carabinieri, 40 anni dopo l’ultimo contatto, un sussulto: "Potrebbe essere lui...". Può bastare per ’resuscitare’ il morto presunto? Corrado Ricci