Processo Ciatti al bivio: Roma o Girona

Ma il legale della famiglia annuncia: "Se l’Italia declinasse la giurisdizione, impugneremo il provvedimento". Ecco cosa può accadere

Rassoul Bissoultanov

Rassoul Bissoultanov

 

 

Firenze, 16 marzo 2022 - Mancano poche ora al verdetto, un verdetto che non sarà definitivo ma che avrà il suo peso, nel lungo e intricato cammino della famiglia Ciatti verso quella giustizia invocata per Niccolò, ucciso ad appena 21 anni in vacanza, a Lloret de Mar.

Domani, la corte d’assise di Roma scioglierà la riserva. In altre parole, farà sapere se il processo si celebrerà anche a Roma, o se la magistratura italiana cederà la propria competenza alla Spagna. Nel frattempo, Girona ha già fissato il “suo“ procedimento: comincerà il trenta maggio e in una manciata di giorni dovrebbe anche concludersi. Ma questo doppio binario nasconde anche delle insidie.

C’è una fessura nell’ordinamento giudiziario spagnolo in cui potrebbe infilarsi il principale imputato, Rassoul Bissoultanov, ceceno come l’atro ceceno sotto accusa, Mosvar Magomadov, “spalla“ (in maglietta rossa, nei video) del lottatore che sferrò il calcio alla testa di Niccolò sulla pista della discoteca St Trop.Se domani Roma cedesse la propria titolarità sul procedimento, resterebbe sì vivo il processo spagnolo, ma la sua celebrazione sarà vincolata alla presenza in aula di Bissoultanov.

Come abbiamo imparato da questa storia, infatti, in Spagna non è contemplato il processo in assenza o in contumacia. E Bissoultanov, ormai più non ristretto da alcuna misura, potrebbe decidere di non farsi trovare. Per questo, l’avvocato dei Ciatti, Agnese Usai, farà in modo che anche se domani arrivasse un esito negativo, la vicenda resti aperta e il presunto assassino di Niccolò resti sul filo. In un limbo che gli suggerisca di non scappare dal processo, ma di sottoporsi a quello che, codice alla mano, sarà comunque per lui il più favorevole.

A differenza che in Italia, in Spagna il ceceno non rischia l’ergastolo, ma un massimo di 24 anni. I suoi difensori, poi, secondo una strategia difensiva palesatasi in una conferenza stampa in cui Bissoultanov è apparso accanto al suo difensore catalano, Carles Monguilod, puntano a ridimensionare l’accusa di omicidio volontario. "Non sono un assassino, la morte del ragazzo è stata un incidente", ha detto l’imputato davanti alle telecamere. Parole che sembrano anticipare il tentativo di arrivare ad una accusa di preterintenzionale. Molto probabilmente, con una sentenza spagnola già in calendario il 3 giugno, l’Italia arriverà ugualmente seconda nel giudizio.

E in questo braccio di ferro giudiziario internazionale, che non ha precedenti analoghi, sarà la sentenza che arriva per prima a valere. Ma il fatto che l’imputato possa già sapere di aver scampato un processo, è un vantaggio che il legale dei Ciatti non vuole concedere. "Se l’Italia declinasse la giurisdizione, impugneremo il provvedimento", assicura Agnese Usai. E’ la forma di pressione necessaria ad evitare sorprese a Girona. Sorprese che non sono mancate, negli ultimi mesi. L’estate scorsa, alla vigilia della decorrenza del termine di quattro anni di carcerazione preventiva, la Spagna liberò Bissoultanov.Che anziché restare dai familiari a Strasburgo, in Francia, dove aveva ottenuto un permesso per andare, sconfinò in Germania e venne arrestato in base a un mandato europeo che l’Italia aveva spiccato quando il ceceno era ancora in carcere.

La Germania ha concesso poi l’estradizione all’Italia, ma un mese prima della prima udienza italiana del processo per l’omicidio di Niccolò Ciatti, i giudici reputarono quella misura fuorilegge e l’annullarono. Anche su questo fronte, però, pende un ricorso in Cassazione presentato dal pm titolare del fascicolo, Erminio Amelio.