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Certificazione internazionale per la Radioterapia dell'ospedale di Arezzo

La certificazione dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) in collaborazione con l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) riguarda i due nuovi acceleratori lineari che garantiscono un dosaggio di precisione nella cura del tumore con la riduzione degli effetti collaterali

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Arezzo, 31 luglio 2025 –  Certificazione internazionale per la Radioterapia dell'ospedale di Arezzo

La certificazione dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) in collaborazione con l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) riguarda i due nuovi acceleratori lineari che garantiscono un dosaggio di precisione nella cura del tumore con la riduzione degli effetti collaterali

La Radioterapia dell'ospedale di Arezzo ha ottenuto la certificazione IAEA/WHO Postal Dose Audit Program. Un riconoscimento importante per la struttura diretta dalla dr.ssa Simona Borghesi che certifica i due nuovi acceleratori lineari acquisiti con i fondi PNRR ed entrati in funzione lo scorso anno.

Due dispositivi di nuova generazione che consentono prestazioni elevate, un vantaggio per il paziente, grazie all'estrema precisione nella calibrazione dei fasci di radiazione e quindi nel dosaggio necessario alla cura del tumore. La certificazione dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità garantisce il miglioramento continuo della qualità attraverso la standardizzazione internazionale e l'identificazione precoce degli errori. L'attività di misurazione è stata effettuata con la collaborazione del personale della UOSD Fisica Sanitaria di Arezzo, che si occupa degli aspetti legati alla realizzazione dei piani di cura supportando il lavoro della UOC Radioterapia.

«La somministrazione accurata delle terapie è fondamentale per l'efficacia del trattamento e la sicurezza del paziente – chiarisce la dr.ssa Simona Borghesi, Direttrice UOC Radioterapia Ospedale di Arezzo -. Anche un piccolo errore nella calibrazione del fascio o nella pianificazione della dose può avere conseguenze cliniche significative, portando a un sottodosaggio del tumore (con rischio di recidiva) o a un sovradosaggio dei tessuti sani (con rischio di maggiori effetti collaterali). È fondamentale riconoscere l'unicità e la complessità di ogni paziente che affronta il percorso di cura oncologico, andando oltre la malattia, per curare la persona nella sua interezza, promuovendo la qualità di vita e il benessere in tutte le sue forme, attraverso un supporto completo in ogni fase del percorso di cura».

«Le nostre apparecchiature – prosegue Borghesi -consentono trattamenti ad alta precisione, come la radioterapia stereotassica che eroga dosi di radiazioni estremamente elevate in poche sedute minimizzando l'irradiazione dei tessuti sani circostanti e si integra con terapie sistemiche di ultima generazione potenziandone l'effetto antitumorale. Le nuove apparecchiature hanno migliorato l'accuratezza e la sicurezza del trattamento radioterapico e ridotto il numero di sedute necessarie con risultati terapeutici maggiori, minori effetti collaterali e una migliore qualità di vita dei pazienti che possono tornare prima alle loro attività».

La tecnologia Surface Guided Radiation Therapy (SGRT) dei due acceleratori lineari, consente di monitorare il posizionamento e il movimento del paziente durante il trattamento radioterapico allo scopo di irradiare il tumore con maggiore precisione e garantire così l'accuratezza del trattamento. «Questa tecnologia – spiega la dr.ssa Borghesi - è particolarmente efficace nella gestione del movimento respiratorio durante il trattamento di neoplasie polmonari, epatiche, pancreatiche e surrenaliche, e viene utilizzata per il "gating" respiratorio, cioè per centrare la parte da irradiare riducendo così il movimento del tumore durante l'irradiazione e assicurando una maggiore efficacia del trattamento».

«Una tecnologia impiegata anche nella cura del tumore al seno: essa monitora e guida i trattamenti radioterapici nelle pazienti con tumore della mammella sinistra per ridurre il rischio di cardiotossicità – conclude Borghesi -. Oggi grazie alla crescente efficacia delle terapie abbiamo un costante aumento dei pazienti lungosopravviventi per i quali è sempre più importante valutare e prevenire le conseguenze, non solo della malattia, ma anche dei trattamenti ricevuti».