Centro rimpatri migranti, scoppia il caso Toscana. Valenti: "Si fa anche qui". Ma trova subito barricate

Il commissario governativo (ex prefetto fiorentino) annuncia l’accelerazione. Il governatore Giani chiede concertazione. L’allarme di Nardella

Nave Emergency in porto a Livorno (Foto Novi)

Nave Emergency in porto a Livorno (Foto Novi)

Firenze, 9 maggio 2023 – «Situazione al collasso". Sceglie queste parole, consapevole di non esagerare, Matteo Biffoni. Il primo cittadino di Prato coglie la preoccupazione dei sindaci toscani (che rappresenta in qualità di presidente toscano dell’Anci). E in particolare quella del collega di Firenze Dario Nardella che se non torna a parlare di tendopoli è solo per scongiurare l’ipotesi che si debba realizzare davvero: "Siamo in una situazione critica", ripete.

E in questo clima, grave, si svolge in prefettura, a Firenze, il vertice dei prefetti e dei sindaci con l’attuale commissario nazionale per l’emergenza migranti, Valerio Valenti: lui la situazione la conosce bene, anche quella locale, già che se n’è andato dalla guida della prefettura fiorentina pochi mesi fa. Anche se dopo, la situazione è ulteriormente peggiorata. Precipitata.

C’è una forte tensione. Evidente. E su più fronti. Il Cpr "non era all’ordine del giorno dell’incontro" di ieri, tuttavia "penso che prima o poi si farà anche in Toscana, perché è questa la linea dell’attuale governo e su questo ci sono delle norme nel decreto legge immigrazione", dice Valenti, rimarcandolo con forza, all’uscita da Palazzo Medici Riccardi. Proprio mentre il governatore Eugenio Giani tiene con forza il punto e afferma il contrario. "Rimane il no al Cpr, con la consapevolezza che la Toscana può essere una regione leader per l’accoglienza e l’integrazione", dice il presidente toscano. "Riunioni come queste aiutano la concertazione, e magari portare presto anche a firmare l’intesa", dice Giani. "Però i temi li dovevamo mettere sul tavolo – aggiunge –, e oggi sono stati messi in modo molto costruttivo". Giani, tuttavia, rimarca la distanza, e i paletti piantati dalla Toscana. Non solo il no al Cpr, ma anche un maggior sostegno economico al modello toscano: "I Cas, il sistema Sai, che rappresentano il sistema di accoglienza diffusa che la Toscana ha ideato e privilegiato, con non più di 20 persone ogni luogo, devono essere sostenuti economicamente. Da quando, con i decreti Salvini, è stato messo il limite dei 34 euro e si è badato a tagliare, non non si trovano più associazioni disposte a rinnovare convenzioni". C’è dunque la convinzione che si debba salire con il prezzo. La necessità di un tavolo permanente. E la creazione di luoghi di transito, in ogni provincia, per migranti in attesa di collocamento. "Sono le condizioni per firmare l’intesa", incalza Giani.

Tutto bene? Sarà. Il sindaco di Firenze, dove la pressione è maggiore, è seriamente preoccupato: "La situazione è critica, serve un nuovo modello che superi il decreto Cutro". Firenze ospita 1.900 immigrati nei Cas, 400 nei Sai, con il problema più serio dei minori non accompagnati che ad oggi solo nel comune di Firenze sono 450. Mentre il commissario Valenti forse fa un po’ orecchie da mercante. E si allontana frastornato. "Onestamente non ho capito molto bene quali sono le condizioni che la Regione Toscana pone" per siglare l’intesa con il governo. "Noi – sottolinea – abbiamo messo sul piatto un’ampia apertura rispetto a eventuali proposte, sia nelle modalità dell’accoglienza diffusa e per la tipologia di strutture, che per quanto riguarda gli importi. Però non abbiamo ricevuto indicazioni". In Toscana, aggiunge, la situazione "è uguale a quella delle altre regioni, che soffrono in questo momento perché l’impatto dei numeri è significativo".