Ipotesi Pescia per il Cpr toscano. Migranti che commettono reati nel carcere mai aperto da 40 anni

Avviati da tempo in gran segreto i contatti tra il Viminale e l’amministrazione comunale. Già eseguito un primo sopralluogo: caratteristiche ideali dalle stanze-celle all’area recintata

Firenze, 14 aprile 2023 - E’ l’ex carcere mandamentale di Veneri a Pescia, in provincia di Pistoia, costruito nel 1986, mai utilizzato, ora di proprietà comunale, uno dei luoghi al vaglio del ministero dell’Interno per realizzare un piccolo Cpr da una cinquantina di posti che servirebbe l’intera Toscana, nonostante le spaccature politiche, anche interne al Pd, che si susseguono di giorno in giorno. Contatti tra l’amministrazione comunale - il sindaco Oreste Giurlani, eletto nel 2014 e in scadenza (a maggio si vota) - e il Governo, sono in corso da mesi in gran segreto, e il Viminale aveva già commissionato uno studio di fattibilità e un preventivo economico (l’immobile è in stato di abbandono) per il ripristino della struttura mai entrata in funzione, ben prima che la questione migranti esplodesse in tutt’Italia costringendo il Governo a dichiarare lo stato di emergenza, nominando un commissario straordinario e portando avanti la linea di un Centro immigrati in ogni regione.

Il commissario con poteri straordinari è stato individuato in Valerio Valenti, ora a capo del Dipartimento per l’immigrazione, che proprio quando era prefetto di Firenze allacciò i primi contatti per il Cpr a Pescia, alla luce dei numeri in aumento di immigrati irregolari che commettono reati e alla difficoltà di procedere a rimpatri immediati in tutta la regione. L’ipotesi Pescia è stata fatta sulla base di alcune valutazioni: il luogo isolato rispetto alla città ma facilmente raggiungibile, la struttura di 1.500 metri quadrati (su un’area di tremila recintata) già realizzata per ospitare stanze (ora sono celle), e la linea morbida del Comune che, ai primi contatti, non si era tirato indietro rispetto all’ipotesi del Cpr, nonostante un governo di centrosinistra. Il sindaco Giurlani, va ricordato, divorziò dal Pd in seguito all’arresto per un’inchiesta pesante per peculato che l’ha visto condannare in primo grado a 6 anni e 7 mesi. "Come Comune – dice ora Giurlani – non siamo chiamati a esprimerci. E’ un immobile abbandonato, che abbiamo usato come magazzino comunale per recuperarlo in parte. Se dovesse essere riconvertito a Cpr, potremmo solo prenderne atto". A fine 2022 funzionari della prefettura avevano svolto anche un sopralluogo a Veneri facendosi consegnare le cartografie necessarie per valutare la fattibilità del progetto. Il carcere mandamentale, costruito all’epoca di Craxi premier, costò qualcosa come 5 miliardi di vecchie lire. Sarebbe dovuto servire, all’epoca delle preture, come carcere per indagati per reati minori in attesa di giudizio. Ma nel 1989 con la soppressione delle preture quel penitenziario, mai entrato in funzione, restò un non luogo in stato di abbandono. Di lì la decisione dell’allora ministero di Grazia e giustizia di cederlo all’amministrazione che, per anni, tentò di ipotizzarne un riutilizzo: ma servivano soldi, parecchi, e si tratta comunque di una struttura in cemento armato con le grate alle finestre. Alcuni anni fa la Regione Toscana ipotizzò anche di realizzarci un ospedale psichiatrico giudiziario, prima che gli Opg venissero chiusi per far posto alle Rems. In quasi 40 anni non è mai stato utilizzato, se non come set per qualche film.

L’ipotesi Cpr era emersa a dicembre scorso durante la Conferenza regionale dei prefetti: Valenti in particolare aveva ipotizzato la creazione di un Centro considerando che 2021 solo nel Fiorentino sarebbero potuti essere stati espulsi qualcosa come mille autori di reato. Non clandestini qualsiasi ma irregolari che si sono macchiati di crimini ad alto impatto sociale (rapine, furti, spaccio, violenze). Nardella appoggiò la soluzione e, dopo qualche giorno di silenzio, anche il governatore Giani che poi ha fatto retromarcia, esprimendosi per il no. Argomento tornato d’attualità durante la visita del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a gennaio. "Faremo di tutto per condividere il progetto di un Centro di per i rimpatri e siamo pronti a investirci risorse importanti: è una proposta che appoggeremo ma dobbiamo parlarne con la Regione e il presidente Giani non era presente", aveva scandito il capo del Viminale.