Lucca, il ballottaggio dei veleni. Pardini con Barsanti: Vito si dimette

Il deputato di Forza Italia boccia l’accordo con CasaPound e lascia sia il partito che il Parlamento

Mario Pardini, Fabio Barsanti ed Elvio Cecchini

Mario Pardini, Fabio Barsanti ed Elvio Cecchini

Lucca, 20 giugno 2022 -  Clima sempre più rovente a Lucca in vista del ballottaggio di domenica 26 giugno. A far alzare la temperatura l’apparentamento ufficiale tra il candidato sindaco di centrodestra Mario Pardini (secondo col 34,3%) e quello della destra lucchese Fabio Barsanti (9,5%), già eletto consigliere comunale nel 2017 con CasaPound. Una mossa che potrebbe far colmare lo svantaggio di poco più di 8 punti allo schieramento di centrodestra, anche perché con Pardini si apparenta anche Elvio Cecchini (3%), sebbene sostenuto solo da una delle sue due liste civiche.

A questo punto l’esito del secondo turno per il comune di Lucca appare quanto mai incerto: da un lato la matematica sembra favorire Pardini, dall’altro però l’accordo con la destra estrema potrebbe risvegliare i moderati e la sinistra più sonnacchiosa e distante, rinforzando il 42,7% raggiunto da Francesco Raspini al primo turno.

E intanto, a conferma del clima teso e un po’ bizzarro, saltano gli schemi abituali: l’ex sindaco di centrodestra Pietro Fazzi annuncia che voterà per il candidato di centrosinistra Francesco Raspini, mentre il primo cittadino di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro (eletto con il centrosinistra) anticipa il proprio voto per Pardini. Voterà per Pardini anche il candidato sindaco Alberto Veronesi, che però viene scaricato e smentito dalle sue liste sostenute da Azione, Italia Viva e +Europa. Lo stesso Carlo Calenda, che lo aveva appoggiato con un videomessaggio, adsesso apostrofa Veronesi come un incompetente. E anche qui un putiferio, un fuoco incrociato di polemiche, veleni e ripicche che travalicano le Mura cinquecentesche e arrivano anche a Roma.

Basti pensare al clamoroso caso del deputato Elio Vito, già capogruppo alla Camera e ministro nel quarto governo Berlusconi, che proprio dopo aver letto dell’accordo di Lucca con la destra estrema si è addirittura dimesso da Forza Italia e anche dal Parlamento. A Verona intanto salta l’apparentamento fra il sindaco uscente Tosi, sostenuto da FdI e Lega, e l’ex primo cittadino Sboarina, ora in FI, e si guarda a Lucca come a un modello mancato di unità.

"Sono talment e disperati – commenta Simona Bonafè, segretaria regionale del Pd toscano ed eurodeputata Pd – che a Lucca raschiano il fondo del barile della destra più estrema, addirittura di quella con espliciti richiami al neofascismo, per provare a vincere". Il conto alla rovescia verso il ballottaggio è agli sgoccioli e la tensione cresce di giorno in giorno.