
Attentato Parigi, i feriti (Ansa)
Firenze, 14 novembre 2015 - Nelle loro voci, seppur flebili, è forte e chiaro il terrore. Fortunatamente non lo hanno visto coi loro occhi ma lo percepiscono in ogni istante coi sensi, con quell'aria asfittica che sa di sangue e morte tanto da togliere loro il fiato. Maria Bruna Cesarini, 34 anni nata a Borgo San Lorenzo, vive a Parigi da oltre dieci anni; Linda Meoni nella capitale francese era arrivata appena giovedì per trascorrere qualche giorno di ferie. Maria Bruna si trasferì in Francia per frequentare l'università, poi si è sposata e adesso ha messo su famiglia e uno studio di chirurgia maxillo-facciale. Raggiunta questa mattina al telefono si sfoga come un combattente inerme che ha perso una battaglia ed è rimasto annichilito: "Siamo chiusi in casa da ieri sera. Non abbiamo voglia e coraggio di uscire. Stamani io e mio marito abbiamo deciso di non andare al lavoro; stiamo con le bambine. Degli attentati abbiamo saputo direttamente dalla televisione: stavamo guardando la partita quando all'improvviso si è interrotta la trasmissione per dar notizia di quello che stava accadendo. E' successo tutto a un chilometro da qui. Mai in questi anni avrei pensato a una cosa del genere. E' vero, a gennaio c'era stata la strage di Charlie Hebdo che aveva fatto piombare la Francia nel caos ma fu comunque un “attacco mirato” ai giornalisti. In questo caso è successo tutto nel cuore della città, nei locali, colpendo civili. E' stata una carneficina. Una vera e propria esecuzione". "In città c'è una situazione di totale irrealtà - continua la dottoressa borghigiana -, un misto tra silenzi inquietanti interrotti da suoni metallici di sirene e eliche di elicotteri. E la ricerca disperata del sangue, mette angoscia, senso di precarietà; come se camminassimo su una lasctra finissima di cristallo. Sembra una situazione perennemente in procinto di collassare. Ora è il regno della paura e in molti pensano di andarsene. Io? Io vado avanti qui. Credo che siamo insicuri ovunque".
Linda, giornalista pistoiese de La Nazione, è terrorizzata, vorrebbe fuggire subito da Parigi, non vuole assolutamente aspettare fino a martedì, quello che doveva essere l'ultimo giorno di vacanza. La voce concitata non tradisce le emozioni condite di panico e pathos: "Non resisto, entro stasera al massimo me ne voglio andare. Adesso vado all'ambasciata e faccio di tutto per farmi rispedire in Italia; anche se so che hanno rimesso i controlli alle frontiere". Linda ha talmente paura che non tornerà in Italia né in treno né in aereo: "Mi rifiuto, prenderemo una macchina a noleggio. Sui mezzi pubblici non ci salgo per nessun motivo al mondo. Chiaramente da casa vorrebbero che stessi qui sino a martedì ma io voglio fuggire, tanto devo stare chiusa in casa. E meno male sono in un appartamento piuttosto che in un albergo. Mi sento più sicura. Non credo una strage la farebbero mai in una casa. Linda inizia il suo dettagliato racconto della serata: "Eravamo a cena nel quartiere latino che dista grosso modo quattro -cinque chilometri dal Bataclan, per cui non abbiamo sentito e visto niente; certo vedevamo passare polizia, ambulanze, sirene spiegate, ma ... siamo in una metropoli non ci facevamo neppure caso e soprattutto non pensavamo certo a un attentato. Poi durante la cena ha telefonato la madre del mio fidanzato dicendo che allo stadio era accaduto qualcosa ma abbiamo pensato a tafferugli durante la partita; dopo una manciata di minuti mi ha telefonato una collega del giornale dicendomi di scappare da qualunque luogo fossi e di rifugiarmi subitoa casa: la città era sotto assedio terroristico". Linda Tornerai a Parigi? "Non lo so. Ma so anche che non voglio piegare la testa ed essere condizionata a non viaggiare più per la paura di... chiamiamoli questi'. E su Facebook tranquillizza tutti con un laconico: "Si sta bene, Dio grazie. Il mondo però... quello no, non sta punto bene".
Laura Casorio, livornese, vive a Parigi dove lavora per il "Defap", il Servizio protestante di missione creato dalla Chiesa protestante unita di Francia, dall'Unione delle Chiese protestanti di Alsazia e Lorena e dall'Unione nazionale delle Chiese riformate evangeliche di Francia: "Il mio quartiere non è direttamente coinvolto hanno comunque ridotto il traffico perché in questa zona ci sono molti ospedali. Sirene a tutto spiano fino alle tre di notte e stamani l'atmosfera in città era surreale. Pochi i negozi aperti". Come reagire a questo massacro? "Stamani eravamo unanimi nel rifiutare la retorica del fallimento dell'integrazione delle nuove generazioni di immigrati. Il fatto che ci siano migliaia di persone integrate dovrebbe far vedere il fenomeno diversamente ma reazioni di chiusura e odio sono prevalenti per strada e sui social".
Gli amministratori toscani a tutti i livelli si affidano a Twitter per esprimere il loro cordoglio, mentre i toscani che si trovano a Parigi scrivono su Facebook "Stiamo bene". "Parigi, blindata alla maison d'Italie, sto bene", scrive proprio su Facebook Silvia Martini, ragazza aretina che studia nella capitale francese.
Scrive anche una coppia livornese, Dario Colombini e Elena Linardon, in vacanza a Parigi: "Stiamo bene, siamo in albergo, domani vediamo che fare". Tranquillizza familiari e amici il fiorentino Alessio Lupi, che era allo Stade de France con il figlio. "Sto bene arrivato ora a casa nel centro di Parigi. Ero allo stadio con Lorenzo, una tragedia. Lui non si è accorto di nulla....stiamo bene!", scrive.
Intanto gli amministratori pubblici scrivono su Twitter. La senatrice di Sel Alessia Petraglia rimanda all'appuntamento di sabato mattina 14 novembre alle 11 di fronte al consolato francese a Firenze in segno di rispetto e solidarietà. Il presidente della Toscana Enrico Rossi fa leva sulla forza "della fede democratica dell'Europa".
#Parigi Ora o mai più dobbiamo esprimere la forza della nostra fede democratica, la forza della nostra libertà.
— Enrico Rossi (@rossipresidente) 13 Novembre 2015
Twittano anche i sindaci di Prato e Firenze, Biffoni e Nardella.
Solo #ForzaParigi. Stasera, solo #ForzaParigi.
— Matteo Biffoni (@MattBiff) 13 Novembre 2015
Terrore a #Parigi, di nuovo colpita al cuore. #Firenze è vicina a tutti i francesi
— Dario Nardella (@DarioNardella) 13 Novembre 2015