Amici animali. Squali, pericolo estinzione

L’esperto: "Popolazione ridotta per l’impatto legato a pesca, inquinamento e altre attività umane"

Uno squalo nuota nelle acque del Mediterraneo (Foto Centro studi squali)

Uno squalo nuota nelle acque del Mediterraneo (Foto Centro studi squali)

Firenze, 22 luglio 2020 - Lo scorso 14 luglio si è celebrata la giornata mondiale degli squali, animali molto importanti per l’equilibrio dell’ecosistema marino. Molte specie di squali però sono a rischio estinzione. Ne abbiamo parlato con Primo Micarelli, direttore e fondatore del Centro studi squali, istituto scientifico che ha sede a Valpiana, Massa Marittima (Grosseto).

Voi svolgete attività di monitoraggio degli squali nel Mediterraneo e in particolare lungo la costa italiana. Come è la situazione? Purtroppo, sebbene qualche piccolo segnale indichi un progressivo ritorno di una delle specie di squali tipiche del Mediterraneo, la Verdesca, globalmente circa il 90 per cento delle specie di Squali Mediterranei ha subìto un impatto legato a pesca, inquinamento ed altre attività umane, riducendo le popolazioni fino a circa il 90 per cento nel nostro mare. Alcune misure, quali l’eliminazione delle spadare che tanto hanno provocato danni in passato, stanno avendo qualche effetto anche se diventa sempre più urgente la messa a punto di tecniche di pesca che ne riducano l’impatto su questo Gruppo animale molto delicato. E’ in corso un progetto finanziato dalla UE, con Biologi della Pesca che stanno cercando di proporre e produrre tecniche meno invasive.

Quali sono gli squali che vivono nel Mediterraneo? Sono aumentati o diminuiti negli ultimi anni?

In totale sono presenti ben 48 specie di Squali, piu altre circa 40 specie tra razze e chimere facenti parte del gruppo degli Elasmobranchi che include anche Squali. Lo squalo tigre, non propriamente uno squalo mediterraneo, è da alcuni anni sempre piu' frequente nelle aree del sud del Mediterraneo a causa probabilmente dell'innalzamento delle temperature e diventerà la 49esima  specie presente nei nostri mari. Tra gli squali sempre stati presenti abbiamo lo Squalo elefante, completamente inoffensivo, nonostante la mole che può superare gli 8m di lunghezza trattandosi di animale che si nutre di zooplancton come le Balenottere. Gli squali volpe e martello, il Mako, purtroppo in drastico calo come le altre specie, il Grande Squalo bianco che il CSS studia anche in Sudafrica da circa 20 anni e le cui segnalazioni sono crollate negli ultimi decenni. Ci sono inoltre specie di piccole dimensioni quali i Gattucci ed i Gattopardi che superano di poco il metro. Per questi ultimi dal 2018 il CSS ha attivato un progetto, inzialmente finanziato dalla Regione Toscana che ha poi finito i fondi, ma il progetto continua, di Monitoraggio delle Aree di Nursery dei Gattopardi, lungo la Costa toscana, ovvero dove vengono deposte le uova dalle femmine di Gattopardi che le attaccano alle gorgonie a profondità comprese tra i 30 ed i 45 metri. Il progetto è iniziato monitorando le coste dell'Argentario dove sono stati individuati un paio di siti e proseguirà fino a Follonica e Piombino nei prossimi mesi. 

Lo squalo è un animale che incute paura. Nell'immaginario collettivo è considerato molto pericoloso. Ma è più pericoloso lo squalo per l'uomo o l'uomo per lo squalo?

Sicuramente il film di Spielberg "Lo Squalo", è stato uno dei massimi amplificatori di questa atavica paura del Leviatano mangiatore di uomini. A proposito di questo film un piccolo aneddoto. Il profesor Leonard Compagno, uno dei massimi esperti viventi di Squali al mondo e membro del nostro Comitato Scientifico dal 2010, era all'epoca consigliere scientifico di Spielberg e riuscì a scongiurare che il regista producesse uno squalo di addirittura 12 metri invece degli effettivi 8 metri che furono le misure dello squalo finalmente realizzato e più vicino alla realtà. A proposito della pericolosità di questi animali la statistica parla per tutti, annualmente sono meno di 20 gli attacchi letali planetari di tutte le specie di squali potenzialmente pericolose, una trentina, a fronte dei 25, attribuibili al solo Ippopotamo in Sudafrica che attacca le persone che si avvicinano inavvertitamente ai laghi dove vive. Non dimentichiamo poi che l'uomo è responsabile della pesca di circa 100 milioni di squali l'anno, molto oltre le possibilità di conservazione delle 500 specie totali di squali attualmente esistenti e scoperte nel pianeta.