
Anna Frank
Firenze, 2 settembre 2021 - Le parole non sono mai solo parole. E un diario non è fatto solo di pagine di carta: può diventare anche medicina per l’anima, consolazione per le tristezze, rifugio dei pensieri. Lo sapeva bene Anna Frank, che nei due anni in cui visse segregata, è riuscita, scrivendo, a mitigare la solitudine e nutrire l’amore per la vita, nonostante il nazismo stesse seminando guerra e morte dappertutto, privandole della sua giovinezza. Affidò a quelle pagine la sua tenera voce di ragazza, che aveva imparato la tolleranza dagli intolleranti e il valore della gentilezza dai malvagi.
La sua storia, una delle più commoventi e rappresentative della Shoah, è stata perpetuata nella memoria proprio grazie a questo diario, pubblicato dopo la guerra e diventato ben presto un drammatico simbolo delle vittime dell’Olocausto. La ragazza, tedesca ma di origine ebrea, lo scrisse nel periodo in cui rimase nell’alloggio segreto di Amsterdam, fino al giorno in cui i nazisti non irruppero nel nascondiglio. Era il 4 agosto 1944 quando le SS fecero irruzione nell’alloggio; appena un mese dopo, il 2 settembre 1944, i Frank vennero caricati su un treno e condotti prima ad Auschwitz e poi nel campo di Bergen-Belsen. Anna e la sorella Margot resistettero fino all’inverno, quando si ammalarono di tifo. Moriranno a pochi giorni di distanza l’una dall’altra, nel febbraio 1945. Anna aveva solo 16 anni. Appena tre settimane dopo le truppe inglesi liberarono Bergen-Belsen, ma le spoglie di Anna e di sua sorella erano già in una fossa comune. Della sua famiglia si salvò solo il padre Otto, che una volta ritornato a Amsterdam, al termine della guerra, venuto in possesso del diario della figlia, decise di pubblicarlo, nel 1945, consegnandolo alla storia.
Era il 12 giugno 1942: per il suo compleanno ad Anna venne regalato un diario. La sua era una famiglia agiata, il padre era banchiere. Nel 1942, per sfuggire alle persecuzioni razziali, si trasferirono ad Amsterdam, dove Otto Frank avviò un’azienda. Fu dopo l’occupazione nazista dell’Olanda, che Anna e la sua famiglia trovano rifugio in un alloggio segreto, sopra una vecchia fabbrica di spezie. In quelle stanze piccole, scomode e fredde, patendo anche la fame data la scarsità di cibo, furono costretti a vivere segregati, insieme alla famiglia Van Daan e al Dottor Dussel. Durante quei giorni tristi, la piccola Anna, desiderosa di libertà, affidò alle pagine del suo diario il racconto della difficile convivenza. E sempre rivolgendosi a un’amica immaginaria, confiderà dolori, desideri, e come ogni adolescente, anche del suo primo amore: Peter, il figlio dei signori Van Daan. “È un gran miracolo – scrive - che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo che può sempre emergere”.
Nonostante le atrocità di quel tempo segnato dalla follia nazista, Anna trovò dunque la forza di continuare ad essere una ragazza fiduciosa nell’avvenire e nell’umanità. “Quel che è accaduto non può essere cancellato – scriverà – ma si può impedire che accada di nuovo”. Nelle sue pagine risaltano speranze e piccole gioie di chi un giorno si sarebbe schierata contro la crudeltà e l’ingiustizia, per costruire un mondo migliore. Ma nessuno dei tre ragazzi riuscì a sfuggire al proprio destino infausto. Anna però, ancora oggi, grazie al suo diario, offre a ciascun lettore, di ogni età e di qualsiasi parte del mondo, la possibilità di diventare una di queste persone: pacifica, gentile, tollerante e solidale.
Perché in fondo la magia dei libri è proprio questa: trovare se stessi nelle parole che qualcun altro, pur non conoscendoci, ha scritto per noi. “Prova, una volta che ti senti solo e infelice o di cattivo umore, a guardare fuori quando il tempo è così bello. Non le case o i tetti – scrive Anna Frank - ma il cielo. Finchè potrai guardare il cielo senza timori, saprai di essere puro dentro e che tornerai ad essere felice”. “Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità”.
Nasce oggi
Salma Hayek, nata il 2 settembre 1966 a Coatzacoalcos. L’attrice messicana, naturalizzata statunitense, nel 2003 è stata candidata all’Oscar come miglior attrice per ‘Frida’.