"La nostra adozione ferma in Cina da due anni"

Una coppia di Arezzo attende di abbracciare il piccolo Simone, ancora in orfanotrofio per via del coronavirus e di problemi diplomatici

Francesco Zangrillo e la moglie Monica Maffei

Francesco Zangrillo e la moglie Monica Maffei

Cavriglia (Arezzo), 23 ottobre 2021 - La cameretta piena di giocattoli da scartare è già pronta. Ma Simone l’ha vista solo nello schermo di uno smartphone. Mentre a fine 2019 il coronavirus sembrava un problema della semisconosciuta Wuhan, in casa Zangrillo stava per arrivare la "pergamena rossa", il documento che dà il via libera alle adozioni internazionali in Cina.

Francesco Zangrillo e Monica Maffei che, dopo complessi e farraginosi contatti con le autorità cinesi avevano firmato la "pergamena verde" il primo documento che impegnava i genitori ad adottare e i due Stati a cooperare. Qualche settimana di attesa prima di salire sul primo volo utile per Pechino e portare in Italia quel bambino di otto anni con la voglia matta di mettere le mani sui giocattoli che vedeva nei video inviati dai futuri genitori. E invece la pandemia che ha cambiato la nostra vita sta distruggendo quella di un bambino che adesso ha quasi dieci anni ed è ancora rinchiuso in un istituto.

Una volta arrivato a Cavriglia, terra di miniere e centrali termoelettriche nel Valdarno aretino, si sarebbe chiamato Simone. È il verbo al condizionale più disumano: Simone è uno dei 35 bambini cinesi in assegnazione a coppie italiane che sconta il blocco delle adozioni con la Cina tra Covid e complesse relazioni diplomatiche.

Il settore delle adozioni in Cina si muove ancora con la logica, i modi e i tempi dei vecchi uffici: tra carte bollate e pratiche amministrative ridondanti le famiglie restano in ostaggio di silenzi e burocrati. Francesco Zangrillo è un futuro padre caparbio che non vuole arrendersi, insieme alla moglie Monica Maffei, a perdere l’affetto di Simone: "In questi mesi, coordinandoci con le altre famiglie abbiamo scritto a tutte le più alte cariche dello Stato – rivela – il presidente Mattarella, il premier Draghi, i ministri Di Maio e Bonetti. Dalle segreterie abbiamo ricevuto risposte evasive e nessun fatto concreto. Speravamo che con la vaccinazione di massa e l’alleggerimento delle precauzioni sanitarie, sia in Italia che in Cina, potessimo finalmente andare a prendere Simone. E invece ci dobbiamo accontentare di qualche foto e qualche video che ci mandano dall’istituto, una volta ogni 3-4 mesi. Credo che Simone abbia perso ogni speranza, lo abbiamo visto piangere perché a questo punto crede che siamo noi che non lo vogliamo. E invece non ci vogliamo arrendere". Servirebbe una soluzione diplomatica che però non appare all’orizzonte, mentre trentacinque camerette come quella che attende Simone restano vuote.