Adolescenti vittime di droghe pesanti o leggere, il ruolo importante della prevenzione

Il dibattito promosso dal Rotary Firenze Nord accende i riflettori sulla dilagante sensazione di disagio tra i giovanissimi

Una siringa abbandonata sul prato di un parco pubblico

Una siringa abbandonata sul prato di un parco pubblico

Firenze, 26 marzo 2021 - La prima prevenzione contro l’uso della droga nei giovanissimi parte dalla famiglia, perché “È troppo importante conoscere i propri figli, guardarli con interesse e farli sentire guardati, perché questo dà la possibilità di cogliere i primi segnali di disagio, prima che diventi troppo tardi”. È questo l’appello partito dall’incontro-dibattito online promosso dal Rotary Club Firenze Nord sul tema «Gli adolescenti e la droga. Perché nessuno dica: non mi riguarda». «Dobbiamo affrontare insieme problematiche che non possiamo ignorare. Né come singoli né come aderenti ad un club di servizio come è il Rotary» esordisce il presidente Marco Parducci. Molti gli ospiti del lungo incontro (due ore e mezzo in cui il pubblico non ha perso mai attenzione) tra cui anche un gruppo di giovani del Rotaract guidati da Francesco Corti, rappresentante del Distretto 2071 che comprende 31 club in Toscana e oltre 500 soci. A partecipare anche quattro giovanissimi liceali soci dell’Interact, ossia l’associazione rotariana riservata agli adolescenti di età compresa tra i 12 e i 18 anni.

«Nei nostri licei non ne abbiamo mai sentito parlare, né abbiamo assistito a specifici incontri dedicati a questi problemi  -è il commento unanime dei giovani liceali Sara Tofanari e Giovanni Piccardi - . Crediamo che sarebbero necessari, pur con le dovute cautele e con esperti anche esterni alla scuola». Sulla stessa linea i fratelli Francesco e Filippo Batignani (18 e 16 anni), originari di Siena: «Ci sono ragazzi che offrono queste sostanze, anche se definite leggere, a loro coetanei - dice Filippo - e questi devono avere o trovare la forza di dire di no. Non è facile. In genere sono presi di mira i ragazzi più fragili da parte di soggetti particolarmente insistenti che non mollano». Tra gli ospiti della serata il giornalista Antonio Di Francesco del Gruppo Mediaset, che ha su “La Verità” ha appena pubblicato un lungo reportage dal titolo: “Drogati a 12 anni”. «Non si tratta di un titolo forzato - commenta Di Francesco - perché il problema è davvero in crescita e la soglia di accesso al tunnel della droga, al contrario, è in costante discesa. Leggera o pesante, la droga viene ormai offerta agli adolescenti a prezzi molto abbordabili per fidelizzarli. Spesso basta la paghetta settimanale ricevuta da genitori ignari (o poco attenti) per rifornirsi di quanto occorre. Con la pandemia da Covid-19 sono aumentati gli acquisti online, principalmente di droghe sintetiche. Più raggiungibili sul web, ma - se si può dire - ancora più dannosi sulla psiche e il fisico dei ragazzi».

«Per quanto mi riguarda, non esistono droghe leggere - interviene il chimico Daniele Prucher, che da oltre 20 anni si occupa di tossicodipendenze, invitato più volte a parlarne anche in ambito scolastico -. Si parla di cannabis come droga leggera, ma siamo sicuri di questo? Come pure non ci sono documentazioni scientifiche che la cannabis sia davvero funzionale al dolore. E questo nonostante il fatto che su molti media la cannabis appaia come la panacea di tutto, in grado di risolvere molti problemi. Non dimentichiamo - aggiunge Prucher - che nella cannabis dei nostri giorni la concentrazione del Thc, sotto molteplici varianti, ha valori inimmaginabili solo 10 anni addietro. Il Thc e i suoi omologhi, i principi attivi psicotropi presenti nella specie Cannabis Sativa L., sono capaci di modificare lo stato psico-fisico di un soggetto e quindi il suo comportamento di fronte anche ad attività come la guida di autoveicoli e i rapporti con le altre persone».

Il dibattito ha poi spostato l'attenzione sul delicato e decisivo rapporta scuola-famiglia, che «Deve necessariamente tradursi in un’alleanza -spiega la professoressa Lucia Di Giovanni, dirigente scolastico dell’Istituto comprensorio Calamandrei di Firenze- e deve comunque basarsi su una condivisione di responsabilità. Famiglia e scuola devono lavorare nella stessa direzione. A scuola i ragazzi vivono in una comunità dove la loro presenza e il loro agire è osservato. Se ci sono elementi predittivi di comportamenti anomali è cura della scuola rivolgersi alle famiglie per condividere le scelte più opportune. Senza dimenticare però -aggiunge la dirigente- che si deve poter creare anche un rapporto di empatia tra adulti ed alunni, perché non di rado è proprio il ragazzo o la ragazza che mandano ‘segnali di aiuto’ a genitori e/o insegnanti. Ad esempio un disinteresse, una demotivazione per lo studio, un superamento di limiti al solo scopo di attirare attenzione o, come si diceva un tempo, per vedere l’effetto che fa». «Al nostro Liceo Dante di Firenze - interviene la professoressa Viviana Viviani - abbiamo da tanti anni anche uno psicologo. È lui che, insieme all’insegnante ‘di riferimento’ (ogni alunno -istintivamente- ne individua quasi sempre uno con cui si apre di più) interviene nei casi di necessità e prende contatto, quando e come possibile, con la famiglia. Sul fronte della prevenzione dalle droghe operiamo molto, soprattutto con l’aiuto dei ragazzi più grandi. È il caso, ad esempio, delle assemblee di istituto dove tematiche ma anche esperti esterni sono scelti dagli stessi studenti, a vantaggio in particolare di quelli del primo anno». Le sostanze stupefacenti però non si acquistano solo dallo spacciatore di strada. Talvolta basta entrare in farmacia sapendo cosa chiedere «Basta anche un banco del supermercato -è l'allarme lanciato dal dottor Antonio Pinto, titolare di una farmacia fiorentina-. Alcuni farmaci in commercio -anche molto noti- contengono sostanze che, se usate impropriamente, possono riprodurre gli effetti psicotropi e dannosi tipici delle cosiddette droghe comuni». È il caso, ad esempio, delle benzodiazepine utilizzate come sedativi/ansiolitici, ma anche antidolorifici derivati da morfina o a base di codeina. Per questi prodotti occorre la ricetta medica, della quale però il farmacista - nei casi dubbi - è tenuto ad accertare l’autenticità «Cosa comprensibilmente non sempre agevole, tenuto presente - ricorda Pinto - che se la ricetta è vera, il farmacista non può rifiutare la vendita. E non ci sono neppure limiti di età per chi viene a comprare il farmaco regolarmente prescritto». Insidiosi anche alcuni farmaci da banco (Otc) per cui non serve prescrizione medica. Da noti sciroppi per la tosse a base di destrometorfano, a disinfettanti che contengono benzidamina cloridato, a comuni sintomatici antinfluenzali a base di pseudoefedrina. Tutti principi attivi che se utilizzati in quantità superiori a quelle indicate, possono provocare effetti allucinogeni dissociativi o deliranti tipici delle più potenti droghe in circolazione. Il consiglio a nonni e genitori? Tenere questi farmaci in un luogo ‘sicuro’ in casa e non sul comodino o in bagno. L’attenzione di figli o nipoti, già a conoscenza del possibile uso improprio di queste medicine, potrebbe causare impreviste situazioni davvero difficili da arginare se non bloccate in tempo.

Se però alla fine la necessaria «rete» famiglia-scuola-servizi sociali non dovesse bastare più alla tutela del minore fragile, allora non resta che l’affidamento ad una struttura di recupero. È il caso, tra gli altri, della Comunità Le Tinaie nei pressi di Firenze, comunità educativa a dimensione familiare che ospita in regime residenziale giovani ragazzi adolescenti in situazioni di disagio. «Operiamo dal 2016 -spiegano Mirco Cailotto (presidente della Cooperativa Gli Argini) e la psicoterapeuta Eletta Folonari- garantendo progetti educativi personalizzati per ogni minore accolto. Abbiamo avuto anche ragazzi di 10 anni. Ospitiamo minori inviati dai Servizi Sociali per disagi socio-familiari, incurie, abusi, maltrattamenti o comportamenti disadattivi che non permettono temporaneamente la permanenza del minore in famiglia». Un percorso che, secondo le singole necessità, può durare anche tempi lunghi. «Spesso nelle storie di questi ragazzi ritroviamo famiglie disgregate, difficoltà di separazione, patologie psichiatriche o familiarità per esse. Ma anche bassa autostima e mancanza di prospettive future, come pure scarsa abitudine a riflettere». Un tunnel davvero lungo e ingiusto per un adolescente che meriterebbe ben altro».