Addio a Lucy Salani Deportata a Dachau, unica transessuale sopravvissuta alla Shoah

Migration

MILANO

"Sono stato bambino, figlio e figlia, soldato, disertore e prigioniero, madre, prostituta e amante. Ma qualsiasi persona sia stata posso dire con convinzione di essere stata sempre me stessa". Si presentava così Lucy Salani (foto), l’unica transessuale italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, mancata ieri a quasi 99 anni. Nata come Luciano a Fossano (Cuneo) nel 1924, era cresciuta a Bologna come uomo omosessuale. Dopo aver disertato sia l’esercito fascista sia quello nazista, fu deportata a Dachau nel novembre 1944 e vi restò fino alla liberazione del campo, nel marzo 1945. Dopo la guerra si stabilì fra Torino e Bologna; poi affrontò l’operazione per diventare donna, negli anni ‘80 a Londra.

"Era terribile durante il fascismo essere transessuale – raccontava Lucy –. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile". La sua storia è diventata nota grazie alla biografia di Gabriella Romano ‘Il mio nome è Lucy. L’Italia del XX secolo nei ricordi di una transessuale’, seguita dal documentario ‘Essere Lucy’. "La sua vita è simbolo di Resistenza e di memoria storica – dice Arcigay – . Il ricordo di Lucy vive nei nostri cuori e ci spinge a lottare con ancora più forza per l’autenticità delle nostre vite".