Firenze, 2 ottobre 2024 – C’è chi lo chiama oro azzurro. E non a caso l’acqua è, da settimane, il fulcro del dibattito in Toscana, fra spaccature interne ai partiti, divisioni territoriali, passerelle e prove muscolari al Festival del settore, recentemente organizzato, guarda caso, proprio a Firenze (anche i promotori assicurano che la scelta è avvenuta in tempi non sospetti) e ancora inaugurazioni imminenti di nuove sedi, come quella che Acea aprirà a breve in centro a Firenze.
Ma chi gestisce la risorsa idrica, oggi, in Toscana? E cosa comportano i vari scenari ipotizzati sul futuro (con o senza acqua) di Alia Multiutility, la grande holding dei servizi pubblici pensata proprio per gestire risorsa idrica, rifiuti, gas ed energia? Al momento nella nostra regione esistono sette soggetti: Gaia (Massa Carrara, Lucca, Pistoia, Versilia, Garfagnana e Lunigiana), Geal (Lucca), Acque (Pisa e Basso Valdarno), Publiacqua (province di Firenze, Prato, Pistoia e qualcosa nell’aretino), Nuove Acque (Arezzo e Alto Valdarno), Asa (provincia di Livorno e isole) e Acquedotto del Fiora (province di Grosseto e Siena). Sono tutte Spa miste (con soci privati che incidono fra il 40 e il 48%), con la sola eccezione di Gaia, interamente pubblica e con il caso aperto di Acque, per la quale infuriano il dibattito e il contenzioso sulla ripubblicizzazione. In questo scenario, il socio privato prevalente è, in quattro casi su sette, il colosso romano Acea Spa (a sua volta 51% Comune di Roma, 23,33% Suez SA, 5,45% Caltagirone Francesco Gaetano): si tratta di Geal, Acque, Publiacqua e Acquedotto del Fiora.
In Nuove Acque il socio privato principale è invece Suez; in Asa infine è Iren. Diverse le scadenze delle concessioni: 31 dicembre 2024 per Publiacqua (con proroga tecnica al 31 dicembre 2025 per permettere all’Autorità idrica toscana di elaborare il bando di gara); 2025 per Geal (che nel 1° gennaio 2026 dovrebbe entrare in Gaia); 31 maggio 2029 per Nuove Acque (non prorogabile perché si supererebbe la durata massima di 30 anni); 2031 per Adf, Asa e Acque; 2034 per Gaia. Particolare è il già citato caso di Acque Spa che, nel 2023, tramite gara europea, aveva selezionato il partner privato: il 45% del capitale sociale era stato aggiudicato al raggruppamento Abab Spa, formato da Acea Spa, Suez Environnement e altri soggetti. Poi, nel 2021, i soci pubblici di Acque Spa (ovvero i Comuni pisani) hanno avviato un percorso verso la completa gestione pubblica e avanzato una proposta di riacquisto delle quote.
Non si è però arrivati a un accordo per liquidare i soci privai e Abab ha fatto ricorso: ne è nato un contenzioso, che dovrebbe essere sciolto a breve, visto che l’udienza è stata rinviata da luglio al 14 ottobre, data per la quale le parti potrebbero aver trovato un accordo. In caso contrario, sarà il giudice a dire se i soci pubblici hanno titolo per riacquistare le azioni e, se sì, a che prezzo.
Nel frattempo, il Pd pisano ha preso posizione anche contro il passaggio delle quote di Publiservizi Spa (che era nella compagine societaria) ad Alia Multiutility, considerandolo “un ostacolo alla ripubblicizzazione dell’acqua”. Il nodo (per quanto meno determinante di altri) è dunque doppio, sia legale che politico. E complesso come tutto quello che riguarda la questione acqua.