Maurizio Costanzo
Cronaca

10 febbraio 1216, inizia lo scontro Guelfi-Ghibellini: per colpa di un piatto

L’origine della secolare divisione in fazioni nacque per caso durante un banchetto, per lo scherzo di un giullare, cui seguì lo sgarro di un matrimonio riparatore mancato

Schieramenti pronti per la battaglia (foto web)

Schieramenti pronti per la battaglia (foto web)

Firenze, 10 febbraio 2023 – Battaglie, sangue, divisioni, contrapposizioni politiche, fazioni pronte a tutto, giochi di potere. L’accesa contrapposizione tra Guelfi e Ghibellini che ha portato a tutto questo, è nota. Cosa molto meno nota è come essa ebbe origine. La sua genesi è alquanto curiosa, a cominciare dal fatto che l’inizio dell’inimicizia si deve ad un fatto accaduto non a Firenze, come si pensa, bensì a Campi Bisenzio. La festa e il banchetto della discordia È qui, precisamente alla Rocca Strozzi, che si svolse un banchetto disgraziato. Era gennaio del lontano 1216 quando Mazzingo Tegrimi de' Mazzinghi, appena diventato cavaliere, per festeggiare questa nomina organizzò una enorme festa nel suo castello di Campi. Ovviamente invitò tutte le famiglie più in vista della nobiltà fiorentina, e tutto sembrava procedere per il meglio se non fosse stato che, durante il banchetto, un giullare, per fare uno scherzo, tolse un piatto davanti a Buondelmonte dei Buondelmonti e Uberto degli Infangati. Buondelmonte non la prese affatto bene e iniziò ad agitarsi. Quando la situazione sembrava placarsi, ecco intervenire un noto sobillatore di risse, tale Odarrigo de' Fifanti, che additò Uberto come responsabile della scomparsa del piatto. Tirato in ballo, Uberto gli rispose: "Tu menti per la gola!" , cioè per prenderti il piatto. A quel punto Odarrigo reagì lanciandogli in faccia un tagliere con della carne. Nel tafferuglio che ne scaturì, Buondelmonte finì per ferire Odarrigo a un braccio con un coltello. Il matrimonio “riparatore” All’epoca si era soliti ripianare il malfatto con un unico modo: un matrimonio pacificatore. A casa di Odarrigo si riunirono tutte le famiglie amiche - Fifanti, Uberti, Gangalandi, Amidei e Lamberti - che proposero a Buondelmonte di sposare una nipote di Odarrigo. Tutto sembrava risolto per il meglio perché la proposta venne accettata, al punto che venne stipulato un contratto notarile che prevedeva una penale in caso di mancata celebrazione. Ma ecco che a mettere zizzania ci pensò Gualdrada Donati, la quale andò da Buondelmonte accusandolo di aver acconsentito alle nozze solo per paura di possibili ritorsioni da parte dei Fifanti e dei loro alleati, sottolineando che la futura sposa non era affatto bella e alla sua altezza. Gli propose perciò di convolare a nozze con la propria figlia, che era invece rinomata per la bellezza. E, come se non bastasse, si offrì persino di pagare lei stessa la penale. Lo sgarro delle nozze mancate Buondelmonte ci pensò su e alla fine, mentre tutti lo aspettavano nella chiesa di Santo Stefano per celebrare il matrimonio con la fidanzata ufficiale, non si presentò. Era il 10 febbraio del 1216. Anzi fece di peggio: si presentò in casa Donati passando con sfrontatezza da Por Santa Maria, proprio vicino alla chiesa dove lo stavano aspettando. A quel punto, dopo quello sgarro, in casa Amidei ovviamente si scatenò il finimondo: le famiglie alleate si riunirono per decidere la punizione, ma ecco che mentre alcuni proposero una bastonatura e altri uno sfregio, prese la parola Mosca dei Lamberti che pronunciò la celebre frase "Cosa fatta capo ha!", proponendo di fatto l'assassinio. L’assassinio E così il giorno delle nozze, che dovevano tenersi la mattina di Pasqua, quando Buondelmonte entrò in città da Ponte Vecchio, venne bloccato, insultato e accoltellato. Dell'omicidio vennero ovviamente accusati gli Amidei e anche la città finì ben presto per dividersi. Fu così che nacquero le fazioni Guelfa – che faceva capo alle famiglie dei Buondelmonti, Pazzi e Donati, divenute seguaci poi del Papa - e Ghibellina, a cui appartenevano le famiglie Amidei, Lamberti e Uberti, fedeli invece all'Imperatore. Guelfi contro Ghibellini: quando anche Dante andò in guerra I protagonisti delle lotte tra guelfi e ghibellini erano gli esponenti delle classi più ricche, nobili e mercanti, ma anche il popolo spesso si lasciava trascinare da queste rivalità. La lotta tra guelfi e ghibellini in alcuni casi si trasformò in veri e propri conflitti militari con sanguinose battaglie come quella, celebre, di Montaperti del 1250, nella quale i fiorentini ghibellini batterono i loro rivali di parte guelfa. La vittoria di una fazione sull’altra significava spesso la confisca e la distruzione delle ricchezze delle famiglie nemiche, il loro esilio e l’accumulo di odi e rancori che prima o poi sarebbero riesplosi in altre violenze, sfociando in altre guerre. Lo stesso Dante andò in guerra a combattere la battaglia di Campaldino, che l'11 giugno del 1289 vide contrapposti i guelfi, prevalentemente fiorentini, contro i ghibellini, prevalentemente aretini. Nasce oggi Bertolt Brecht nato il 10 febbraio 1898 ad Augusta, in Germania. Celebre drammaturgo e poeta tedesco, creò il teatro ‘epico’ , che mette in scena miti e conflitti della nostra epoca e sollecita lo spettatore al dibattito e alla riflessione. Ha scritto: “Tutti a dire della rabbia del fiume in piena e nessuno della violenza degli argini che lo costringono”.