
Foto Marco Mori/New Press Photo
Firenze, 9 dicembre 2024 – Era il 10 dicembre del 1565 quando venne inaugurata La Fontana di Nettuno, che si staglia in piazza della Signoria, una delle statue più famose e fotografate di Firenze, che tutti conoscono come il Biancone.
La sua storia è molto curiosa: si trattava di esaltare i gloriosi traguardi marinari raggiunti in quei decenni dal Granducato di Toscana. Ma chi doveva scolpire quel bellissimo marmo bianco? La Duchessa Eleonora di Toledo voleva che a scolpirlo fosse Baccio Bandinelli, suo protetto, mentre Cosimo I de’ Medici contrappose Benvenuto Cellini. Fu la Duchessa ad avere la meglio, ma era destino che le cose non dovevano andare come voleva lei: Bandinelli morì improvvisamente, e a quel punto l'aspra contesa si riaprì. Nel 1559 Cosimo bandì allora un concorso per creare la prima fontana pubblica di Firenze, a cui parteciparono i più importanti scultori fiorentini dell’epoca. Ancora una volta Cosimo espresse un suo parere favorevole per un artista, Benvenuto Cellini, ma ancora una volta i piani non andarono come programmati, perché Cellini si ammalò e a prevalere fu un altro prediletto della Duchessa, l'artista Bartolomeo Ammannati. L’apparato scultoreo venne eseguito tra il 1560 e il 1565 e fu inaugurato in occasione delle nozze tra Francesco I de’ Medici e la granduchessa Giovanna d’Austria. La figura di Nettuno, realizzata in marmo bianco di Carrara, riprende i tratti proprio di Cosimo I de’ Medici e si erge su un piedistallo decorato con le statue di Scilla e Cariddi, al centro della vasca ottagonale con i quattro cavalli del cocchio.
Ai suoi piedi tre tritoni intenti a suonare delle tibie che zampillano acqua. L’opera sollecitò subito lo spirito caustico e irriverente dei fiorentini che scherzosamente ribattezzarono il Nettuno, realizzato da un marmo di Carrara bianchissimo, con il soprannome di “Biancone”. Benvenuto Cellini, dopo aver visto l’opera, fece un commento al veleno, accusando l'Ammannati di aver rovinato il pregiatissimo marmo. Con un motto che a Firenze ancora oggi si tramanda, e che recita così: “Ammannato, ammannato! Quanto bel marmo t'hai sciupato!”. Agli angoli della vasca sono presenti gruppi di divinità marine, corredate da un corteo di ninfe, satiri e fauni in bronzo realizzati da Giambologna. Il Biancone è stato oggetto recentemente di un minuzioso lavoro di restauro. Questa fontana nel XVI secolo veniva utilizzata come lavatoio pubblico, e fu più volte vandalizzata, fin dal al 1580. Uno dei satiri del Giambologna venne rubato nel 1830, se ne sono perse le tracce ed è stato poi sostituito da una copia. E quando i Borboni bombardarono la città, nel 1848 quest’opera d’arte venne anche colpita da un bombardamento. Ci sono stati poi anche atti vandalici più recenti, e qualche turista ogni tanto prova ancora a tuffarsi nelle sue acque. Ignorando il divieto impresso in una targa su Palazzo Vecchio, che fin dal 1720 impone di non “fare sporchezze di sorta alcuna, lavare in essa calamai, panni o altro né buttarvi legnami o altre sporcizie”.
La storia di questa scultura è stata raccontata sui social anche da Pietro Resta, in arte Wikipedro, creatore di video divulgativi sull'arte e la storia della Toscana. E il celebre youtuber fiorentino, che ha inventato via web un proprio genere di divulgazione sempre con il sorriso tra le labbra, anche in questo caso ha fatto il pieno di visualizzazioni.