Covid, tracciamenti: la Toscana accelera. Acchiappavirus modello Giappone

Si punta sul cluster di trasmissione: arrivare a 1.000 addetti nelle tre centrali per isolare o prevenire le catene

Il presidente della Toscana, Eugenio Giani (New Press Photo)

Il presidente della Toscana, Eugenio Giani (New Press Photo)

Firenze, 18 novembre 2020 - La Toscana raddoppia. Punta sul recupero del tracciamento dedicandogli ancora più risorse. Da 500 acchiappavirus il governatore regionale Eugenio Giani vuole salire a 1.000. Nelle prossime ore contatterà i rettori delle tre università toscane per estendere il reclutamento, con un bando, destinato agli studenti degli ultimi anni di Medicina e delle Professioni sanitarie, anche a quelli di Psicologia, Farmacia, Biologia e, probabilmente Chimica e Fisica. Il loro lavoro, dopo adeguata formazione, andrà nel curriculum, tra le attività formative. L’obiettivo del governatore Giani e dell’assessore regionale al diritto alla Salute, Simone Bezzini, dopo aver recuperato l’arretrato – che è già stato dimezzato, passando da 20mila casi da tracciare a 10.032 – è riuscire a potenziare le tre centrali del tracciamento seguendo l’esempio del Giappone, di Taiwan, ma anche della città di New York che per evitare il dilagare del contagio ha messo sulle tracce dei positivi 10mila contact tracer per una popolazione di 8 milioni e mezzo di abitanti. Il modello Corea del Sud qui in Italia è difficilmente importabile per un gap tecnologico impossibile da colmare in tempi brevi. La chiave è il tracciamento retrospettivo. L’intuizione fondamentale che ha aiutato il Giappone nella lotta contro il Covid è la nozione dei cluster di trasmissione. Gli esperti in materia sanitaria hanno notato molto precocemente che la malattia si diffonde in modo particolare. Sebbene il coronavirus sia molto contagioso, la sua contagiosità non è uniforme. Circa l’80 % delle persone contagiate non lo trasmette ad altri. Una parte importante delle infezioni può essere ricondotta a un numero ridotto di eventi ad altissima diffusione. Altrettanto sorprendentemente, una persona con sintomi lievi o addirittura assenti potrebbe facilmente causare un evento ad altissima diffusione o un cluster. Poiché questo virus si diffonde attraverso un numero relativamente ridotto di catene di trasmissione ad altissima diffusione, se si riescono ad isolare le catene o a prevenirne la formazione, si frena la trasmissione. Diverso è il caso dei contagi familiari. Una volta che il virus è molto diffuso, la replica è inevitabile. L’approccio del tracciamento retrospettivo è risultato molto efficace: gli operatori cercano di accertare i movimenti e le interazioni dei positivi durante il periodo precedente al contagio. Attraverso una mappatura e riferimenti incrociati a quelli di altri soggetti contagiati, gli addetti possono identificare le fonti di infezione più comuni: le persone e i luoghi dietro un cluster di infezione. E lì intervenire con tracciamento mirato e tamponi. «Ora la prima sfida è azzerare l’arretrato. L’Asl Toscana centro si è data dieci giorni per smaltire i 6.397 casi rimasti in sospeso, la Nord Ovest ne ha 3.518 e la Sud Est, dove il virus ha colpito meno, è quasi in pari, ne mancano solamente 127 – spiega l’assessore Bezzini – Si viaggia a un ritmo di smaltimento di circa mille casi al giorno". Poi si pensa al futuro. Rafforzare gli organici permanenti dei dipartimenti di Prevenzione delle Asl, ma anche dotarsi di un bacino di studenti adeguatamente formati cui attingere per il tracciamento è fondamentale. Perché proprio il contact tracing sta alla base di una convivenza con il virus scongiurando il sovraffollamento degli ospedali che stiamo vivendo adesso e le chiusure totali. certo, un ruolo importante sta nei comportamenti individuali. Se a dicembre si riparte con le feste nessun tracciamento potrà essere abbastanza efficace.