LINDA COSCETTI
Cosa Fare

Unite oltre ogni distanza. Madre e figlia si ritrovano dopo oltre quarant’anni

La donna l’aveva data in adozione dopo il parto in una casa per ragazze madri nel Fiorentino. Lei l’ha cercata e, diventata mamma a sua volta, l’ha trovata dopo un lungo iter burocratico.

Unite oltre ogni distanza. Madre e figlia si ritrovano dopo oltre quarant’anni

Un po’ come la storia di Saroo nel film Lion: un bambino gira tutto il mondo, per più di vent’anni, cercando la sua mamma. Anche per queste due donne in qualche modo è andata così: sono passati più di 40 anni dall’ultima volta che mamma Anna e sua figlia Valentina si sono viste per l’ultima volta. Ora l’incontro che ha cambiato di nuovo la loro vita.

E’ la sorprendente storia – che riporta il settimanale Toscana oggi – della lotta verso la (ri)scoperta delle proprie origini e dell’enorme desiderio di riabbracciare la persona che ti ha dato alla luce. Anna aveva solo quindici anni quando, nel 1983 rimase incinta, in una Calabria dove essere ragazze-madri era considerato una vergogna da parte di alcune famiglie ed era motivo di grave contrasto soprattutto con i padri.

Nonostante per lei fosse già stato tutto deciso senza neanche il suo consenso, con un padre assolutamente contrario a questa gravidanza Anna riuscì, con la complicità della mamma amica di un’infermiera fiorentina, a trovare rifugio a Casa Speranza, una casa famiglia per ragazze madri a Settignano, alle porte di Firenze, ancora oggi attiva.

La neonata venne data in adozione e Anna, a una settimana dal parto, dovette tornare in Calabria, dove resterà solo fino ai diciotto anni quando, sempre grazie all’aiuto della madre, tornerà nel capoluogo toscano e si iscriverà al conservatorio dove poi prenderà il diploma. I patti erano questi: partorisci e torni a casa. Sull’adozione cala il segreto, sia per la madre che non sa dove si trovi sua figlia e anche per la figlia, che non è conoscenza di chi sia la sua mamma biologica.

Valentina intanto cresce. Cresce in una famiglia adottiva circondata di affetto e amore, che lei vede e sente come unico nucleo familiare, tanto che, quando scopre di essere stata adottata, ha paura e l’assale il terrore che possa arrivare qualcuno e portarla via da quella stessa famiglia con cui stava crescendo e che non le faceva mancare niente.

Poi Valentina si rende conto che questo non può accadere e, una volta presa consapevolezza che nessuno la strapperà via da casa, inizia a maturare l’idea di voler conoscere le sue origini, di sapere chi sia la sua mamma biologica, dove si trovi, che faccia abbia, se si somigliano in qualcosa, o semplicemente capire perché se ne è andata. Comincia a fare ricerche, ma quando chiedere l’atto di nascita scopre che la dicitura precisa: "da donna che non vuole essere nominata". In realtà no. Anna aveva sempre pensato alla sua bambina, ma sapeva che non avrebbe potuto rintracciarla e forse la sua scelta di venire a Firenze per fare il conservatorio era incosciamente un modo per avvicinarsi a Valentina e in cuor suo anche cercarla nell’ultimo posto dove moltissimi anni prima erano state insieme per l’ultima volta.

Nel 2014, Valentina diventa mamma, ha 34 anni, e dentro di lei si scatena ancora di più la voglia di sapere chi è e da dove viene. Scopre così che la legge sull’adozione, nel nostro Paese, è cambiata: dal 2001, infatti, dopo aver compiuto i 25 anni è possibile fare richiesta al Tribunale dei minori per accedere ai dati dei genitori biologici. Gli assistenti sociali poi, comunicano la richiesta d’istanza ai genitori e, nel caso di risposta positiva, inizia il percorso burocratico per potersi incontrare.

Un cammino che resta però molto lungo: Valentina presenta la domanda per accedere ai dati della madre nel 2019, ma l’agognato incontro con lei è astato posssibile soltanto dopo quattro anni, il 24 marzo Scorso. Valentina non si è arresa di fronte alle lungaggini burocratiche, ha fatto forza sulla sua determinazione e ha percorso tutte le tappe, proprio come il nostro Saroo, per trovare sua mamma.

Quella mattina di marzo Valentina e Anna si sono guardate negli occhi e hanno riannodato quel filo che le univa. "Quando una madre non vede una figlia per trenta, quarant’anni, non può che diventare un valore aggiunto: io non voglio togliere niente a nessuno", spiega mamma Anna.

"La mia famiglia adottiva è speciale, ma io ho sentito la necessità di conoscere le mie origini. Guardarsi indietro e vedere che c’è un buco, crea inquietudine, quindi bisogna rimettere insieme i pezzi", conclude Valentina.