
la mostra
Arezzo, 5 settembre 2023 – Verrà inaugurata domenica 17 settembre, alle ore 17.00, presso la Pinacoteca di Castiglion Fiorentino (Castiglion Fiorentino, Chiesa di Sant’Angelo al Cassero), la mostra “TRASFIGURAZIONI”, personale dell’artista di Carmelo Lombardo dedicata alla sua più recente produzione e alle opere da poco esposte al Grand Palais di Parigi.
L’esposizione, realizzata con il Patrocinio del Comune di Castiglion Fiorentino e curata da Lucrezia Lombardo e Josip Miskovic, propone al pubblico alcune tele inedite e che presentano un’evoluzione onirica dello stile dell’artista, unitamente ai lavori esibiti a Parigi.
La pittura di Carmelo Lombardo, esponente italiano del movimento artistico “Figuration critique”, è un viaggio ininterrotto in cerca di quell’orizzonte che, nella sua completezza, trascende la separazione e restituisce un senso alla natura di questa fragile vita.
Pittore di origini siciliane, il cui destino lo ha poi condotto ad Arezzo -città di cui ha animato la vita culturale, assieme al gruppo di artisti attivi tra gli anni ’60 e ’70- Lombardo si caratterizza per uno stile figurativo che, se all’inizio era profondamente simbolista e vicino ad autori della Secessione viennese, primo tra tutti Klimt, con l’andare del tempo si è evoluto in una poetica maggiormente surreale e onirica, in cui la tela si spalanca a mondi immaginari e poetici, ove le cose si schiudono nella loro intima bellezza.
Dopo le prime mostre svoltesi in Toscana e in Sicilia, Lombardo, ancora giovane, entra a far parte degli artisti seguiti da “Galleria Orfino” di Venezia, mentre espone presso i maggiori musei europei, a partire dal Grand Palais di Parigi, in occasione dei vari saloni della “Figuration Critique”. Proprio nella capitale francese prende infatti avvio l’avventura di Lombardo, che lo porterà ad entrare in contatto con le maggiori gallerie internazionali -come la galleria “Lilian Francois”- e con gli artisti che appartenevano al movimento fondato da Maurice Rapin e Mirabelle Dors, i quali affermavano la rivalutazione delle arti figurative al di fuori delle tendenze astratte e informali degli anni ’60 e ’70.
Nel 1989 -assieme al movimento parigino di cui egli è l’esponente italiano- Lombardo cura, con il critico Nicola Miceli, la prima ed unica esposizione della “Figuration Critique” in Italia, presso lo storico Palazzo Lanfranchi (Pisa). Sono quelli, gli anni in cui l’autore accumula più di un centinaio di mostre, venendo apprezzato da critici e collezionisti internazionali. La pittura di Lombardo, viene infatti definita da Ivan Bruschi -caro amico dell’autore e celebre collezionista- come “un insieme di rappresentazioni che restano sospese nel tempo, comunicando a chi le osserva un forte straniamento, da cui si evince una spinta di stampo psicanalitico, orientamento teorico a cui Carmelo è sempre stato attento”. E proprio alla psicoanalisi freudiana, in quanto metodo di conoscenza delle istanze psichiche inconsce, s’indirizza la ricerca dell’artista che, nelle sue prime tele, dà forma visibile alle pulsioni libidiche indagate dal nuovo metodo, attraverso figure di donne dominatrici e seduttrici e uomini che lottano invano contro i loro stessi istinti. La scelta figurativa è dunque ovvia, poiché, proprio la filosofia che ispira le tele, necessitava della massima chiarezza espressiva. I cromatismi di Lombardo si fanno dunque netti, per fondersi ai contesti storici entro i quali l’artista colloca le sue sfingi e i suoi angeli.
In modo talvolta pop, gli scenari rappresentati da Lombardo sono i più vari e, se da un lato è forte il richiamo ai miti classici e agli archetipi antropologici, dall’altro emerge l’attrazione verso i luoghi della contemporaneità. Luoghi in cui si dispiega la vita dei nostri giorni, in gran parte violata dallo sviluppo industriale e dalla sfruttamento, come nell’opera dedicata ai migranti operai di Zagabria, stipati su di un camion che li porta lontano dalle loro case e con sul volto la malinconia di chi è costretto a lasciare tutto, per sopravvivere.
Altra peculiare caratteristica di Lombardo è poi, senz’altro, il gioco di rimandi che è possibile scorgere sulle tele, le quali risultano cariche di riferimenti che richiamano le antiche dottrine e la filosofia, ma, in tal caso, l’intento dell’autore non è esoterico-iniziatico, bensì, ancora una volta, sociale, dissacrante, fonte di scandalo, tanto da farsi beffa persino di chi si appella a simili fedi. Recentemente protagonista di esposizioni personali svoltesi in Toscana, presso il Museo Comunale di Lucignano (Arezzo) e presso il Museo della Rocca di Marciano della Chiana (Arezzo), Lombardo propone per la mostra “Trasfigurazioni” una serie di opere recenti e mai esposte prima. Soggetti dell’attuale mostra sono infatti i sogni, alla cui logica Lombardo ha dedicato una serie di studi, che lo hanno portato a realizzare dipinti, acquerelli, pastelli e tecniche miste che si caratterizzano per il soffuso senso onirico, per l'atmosfera serena che evocano e per una leggerezza che è ritorno all’infanzia. Nell’ultima produzione, difatti, i forti riferimenti simbolici del primo periodo crollano, le figure michelangiolesche cedono il posto a piccoli uomini in volo e i paesaggi divengono interiori, intimi, non più sociali. Sebbene la mostra proponga una retrospettiva del lavoro dell’artista che va dagli anni ’60 sino ai giorni nostri, il focus principale si rivolge alla produzione recente, che è stata particolarmente apprezzata da noti critici. Del resto, la pittura di Lombardo è un incessante gioco di significati, un continuo evolversi delle forme l’una nell’altra, all’interno di un caos-ordinato che è l’essenza dell’uomo. Entro tale vortice di vissuti, la figura -elemento prediletto da Lombardo- divine una soglia, un medium, una crocevia dal quale parte il viaggio che ci conduce sempre più in là rispetto a ogni aspettativa, progetto o scopo, poiché l’esistenza è una perenne trasfigurazione di se stessa in altro. Ciò che conta, allora, è non fermarsi.