
Quel viaggio da cowboy con Battisti "E penso a te scritta in 18 minuti"
di Enrico Salvadori
Ha venduto 523 milioni di dischi. Meglio di lui hanno fatto solo i Beatles ed Elvis. Ma Mogol ha sempre voglia di dispensare pillole di saggezza, aneddoti curiosi, messaggi virtuosi provenienti da galassie musicali che ora ci sembrano lontane anni luce. Ascoltandolo si capisce cosa fosse la musica italiana e cosa sia adesso, sfigurata dall’AutoTune e da generi che durano un attimo. La musica di Giulio Rapetti invece no. È immortale, la stessa di quel giugno 1970 quando lui e Lucio Battisti vinsero la scommessa di andare a cavallo da Milano a Roma. Passarono dalla Versilia dove dormirono come i cowboy, non senza aver visto in piena notte la mitica semifinale mondiale Italia-Germania. Mogol è tornato l’altra sera sul litorale apuo-versiliese, ospite d’onore del Mattone del cuore. Paolo Brosio lo ha voluto premiare in una serata che ha ricordato i due Lucio (Battisti e Dalla) a 80 anni dalla nascita avvenuta poche ore l’una dall’altra. Davanti al mare Mogol ha tenuto un’autentica lezione. Accanto a lui due tipi (Ricky Portera e Gianni Dall’Aglio) che con Dalla e Battisti hanno suonato e sul palco sono vispi come 40 anni fa. Rapetti ha spiegato come sono venuti alla luce capolavori come ‘Io vorrei, non vorrei’, ‘Il nastro rosa’, e ‘Il mio canto libero’. Quest’ultimo pezzo nasce dai suoi disagi per la separazione. Tutti cantiamo ‘Vita’ il cui titolo venne cambiato da Dalla. Originariamente era ‘Cara’ (‘Cara io ti credo’).
Mogol, che l’ha scritta con Lavezzi. la propose a Mina che la rifiutò. Dalla la prese ma la cambiò. "Mentre ‘E penso a te’ – ha sottolineato Mogol – è stata scritta con Battisti in 18 minuti in auto nel tragitto Milano-Como. Lui suonava la chitarra accanto al guidatore, io ero dietro a scrivere". In macchina nacque anche ‘L’arcobaleno’ di Adriano Celentano. "Avevo trovato le parole giuste per la prima parte ma venne l’ora di mettermi in viaggio con moglie e bambini su una 500 Giardinetta. Inventai la seconda parte tutta a memoria e senza ascoltare la musica. Uno sforzo epocale". I giardini di marzo battistiani sono un’istantanea dell’infanzia di Mogol in via Clericetti a Lambrate, periferia di Milano. "Il carretto dei gelati passava ogni due settimane e in molte famiglie i soldi al 21 del mese erano davvero già finiti". Chi non ricorda ‘Una giornata uggiosa’?
"Due parole – dice Mogol - che i miei genitori usavano spesso in inverno. La donna di cui parlo nelle strofe e una signora sposata con la quale ebbi una relazione dopo una telefonata in cui mi rivelava le prove dei tradimenti del marito. E in quella canzone parlo di ideologie alla moda con riferimento agli anni di piombo". Portera e Dall’Aglio riferendosi a Mogol, Battisti e Dalla dicono che sono poeti che andrebbero insegnati e studiati nelle scuole. Mogol si limita a dire: "Quando una canzone incontra il perfetto equilibrio di poesia adagiata sulle note dura nel tempo". È proprio vero: tu chiamale se vuoi emozioni.