"Mai vista uva così bella" Vigne sempre più in alto

Simone Menichetti e i suoi tre Pinot a 900 metri, oltre il passo della Futa

PIETRAMALA (Firenze)

"Uva bella come quest’anno non l’avevo mai vista". A dispetto del caldo e dei funghi della vite: ovvero, come la montagna sposa il cambiamento climatico e spinge le vigne sempre più in alto. Non è una novità, certo, nei secoli vigne montanare se n’erano già viste, e nelle nostre regioni alpine il racconto è più che attuale. E non è roba per tutte le varietà di uva, ovvio.

Simone Menichetti, 43 anni, a scanso di drammi meteorologici ("con il meteo non c’è mai nulla di certo", ammonisce dall’Umbria Marco Caprai, il re del Sagrantino di Montefalco), i danni della peronospora non li avverte nel suo mezzo ettaro (destinato a breve a raddoppiare) dove a 900 metri, oltre il passo della Futa, nascono bottiglie di tre Pinot (bianco, grigio e nero).

Com’è che a Pietramala i funghi della vite non hanno fatto danni?

"Non sono mica un fenomeno, io. La peronospora ce l’ho, eccome, per via delle guazze e degli sbalzi di temperatura. Però sono stato fortunato, ho avuto in anticipo la percezione di quello che accadeva: quando è arrivata quella gran massa d’acqua con le piogge di maggio, le mie viti erano un mese indietro, e non attaccabili, la peronospora agisce dalla terza foglia in poi". Già, ma dopo?

"Dopo mi sono regolato su quello che ho visto in giro. Tanti non hanno capito quello che stava accadendo perché si veniva da due anni secchi. E invece con l’umidità relativa dei terreni, altissima, con la gran quantità di acqua che c’era sotto e il caldo la peronospora è andata a nozze. Mi dicono che ha fatto più di dieci generazioni, contro le solite tre o quattro".

Quindi sono stati fatti errori.

"Le vigne che sono state trattate con prodotti sistemici tradizionali non si sono salvate. Altrove, come al Nord, sono più abituati a convivere con i funghi. In Toscana siamo in situazione intermedia, si affronta in maniera più continuativa, ma quest’anno tanti non erano pronti".

L’altitudine aiuta?

"Tanto, perché tutto arriva più tardi, e vedendo il clima di adesso con primavere così piovose, è un vantaggio il germoglio posticipato. Poi magari però sono svantaggiato, ho un mese di ritardo, vedo solo adesso l’invaiatura del chicco".

E che effetti produce sul vino? "La maturazione ritardata, a ottobre anche per varietà come i Pinot, dà vini fini e profumati, ma meno alcolici. Che non è un gran danno, viste le tendenze attuali del consumo".

Il cambiamento climatico spinge a piantare più in alto…

"Con queste mezze stagioni dall’aspetto così tropicale, senza più le primavere asciutte a cui eravamo abituati, io essendo in alto le malattie non le prendo, mi evito le incubazioni. E non è poco".

p. pe.