MANUELA PLASTINA
Cosa Fare

L’Arno 57 anni dopo . Undici milioni di lavori per il ’Mose di Firenze’

Alla vigilia dell’anniversario dell’alluvione altre fasi di lavori lungo gli argini. Il sistema completo delle casse d’espansione eviterà pericoli di esondazioni.

Alla vigilia del triste anniversario dell’alluvione del ’66 e in giorni di forti piogge (e relativi disagi e danni) che stanno colpendo tutto il territorio regionale, vanno avanti spediti i lavori per ultimare le casse di espansione a Pizziconi, in terra di Figline Valdarno. Il "Mose di Firenze", come qualcuno già lo definisce, avrà proprio il compito di prevenire eventuali danni da esondazione dell’Arno nel capoluogo di regione e di conseguenza anche a Empoli, Pontedera e Pisa.

La cassa di espansione Pizziconi in realtà è già attiva da dicembre 2020, a disposizione dell’eventuale piena dei reticoli minori. Ma gli operai sono al lavoro nell’area tra l’autostrada e il viadotto ferroviario della linea Alta Velocità, proprio all’altezza dell’ingresso dell’A1 in territorio provinciale fiorentino, per realizzare l’ultima grande e spettacolare opera: hanno costruito in un’area a bassa urbanizzazione tra grandi tunnel di cemento delle dimensioni di 15 metri di lunghezza per 6 di altezza. Per evitare di chiudere l’autostrada, verranno letteralmente spinti sotto il tratto trafficato per arrivare dall’altro lato, fino al fiume Arno.

In caso di piena, le acque verranno fatte defluire abbassando tre paratoie metalliche che – appunto come il Mose - potranno essere gestite da remoto attraverso un sistema di telecontrollo. L’acqua verrà dunque tolta dal corso dell’Arno e incanalata sotto l’A1 e poi sotto la ferrovia, allagando i campi al di là della direttissima. Una volta completato l’intervento, la cassa di Pizziconi potrà invasare un volume di circa 3,1 milioni di metri cubi. L’importo dell’intervento è di undici milioni e 650mila euro all’interno del piano di gestione del rischio da alluvione, che viene gestito dalla Regione Toscana attraverso il Genio Civile del Valdarno Superiore.

Il sistema di laminazione di Figline è complesso e di alta ingegneria, e sarà composto – a pieno regime - da varie casse di espansione: oltre a ‘Pizziconi’, anche Restone, Prulli e Leccio (che a sua volta accoglie la cassa di Burchio) per un totale di oltre 132 milioni di euro per contenere in tutto circa venticinque milioni di metri cubi d’acqua, per un evento come la piena dell’Arno che è raro ed estremo, con una periodicità calcolata di duecentoanni. Ma ogni 4 novembre ricordiamo che purtroppo può accadere.

"E’ una importantissima opera di prevenzione da cui passa la visione strategica che ha la Toscana sul piano della difesa dal rischio idraulico – ha detto il presidente della Regione Eugenio Giani durante il sopralluogo svolto al cantiere insieme all’assessore regionale all’ambiente Monia Monni con il sindaco di Figline e Incisa Giulia Mugnai e alcuni ingegneri e responsabili del Genio Civile –. Dopo il lago di Bilancino, questo del Valdarno è il secondo grande passaggio per il contenimento dell’acqua".

I lavori, ha annunciato l’ingegnere Marianna Bigiarini, responsabile unico del procedimento per il genio civile Valdarno superiore, procedono spediti e, salvo problemi di clima, finiranno a primavera. Entro il 2024 dunque tutto potrà entrare correttamente in funzione. "Sono opere complesse e di lunga realizzazione - ha detto l’assessore Monni -, ma renderanno il nostro territorio più sicuro".

Soddisfatta la sindaca Giulia Mugnai: "Ora occorre procedere velocemente, evitando il perdurare di lavori come avvenuto nel recente passato con la cassa di Matassino, e portare a termine anche il Restone già appaltata e dove sono finite le opere propedeutiche, e di quelle di Prulli (già a gara) e Leccio. Anche il Valdarno ha memoria di gravi eventi alluvionali e vaste aree aspettano di essere messe in sicurezza per potersi rilanciare sotto tutti i profili. Lavoriamo – ha concluso la sindaca Mugnai – anche per la manutenzione costante dei reticoli minori".