Antico
Siccome "la storia siamo noi", come canta Francesco De Gregori, è giusto ch’essa venga raccontata, tramandata, perpetuata. Ciascuno è portatore di valori e testimonianze che ha appreso da qualcun altro e che ha studiato. Tutto lo scrigno della Memoria, dalla più remota alla più recente, ci aiuta a comprendere meglio chi siamo e in parte dove andremo.
Le stragi naziste del 1944 non possono essere dimenticate. Fanno parte di quel passato e al tempo stesso di quel presente che hanno un unico denominatore comune: si chiama guerra. Guerra che vuol dire orrore, barbarie, distruzione. Con vincitori e vinti che in ogni caso piangono, perché in una guerra si perde sempre anche quando si vince. Questa porzione di Memoria, dunque, non dovrà mai cadere nell’oblio. E la speranza per tenerla viva sono i giovani. Sono loro il vero e unico trait-d’union con quelle ferite ancora aperte dopo 79 anni. Tocca a loro, ai giovani, tenere alto il vessillo di una comunità europea che non sia solo un’istituzione. L’Europa è composta da Paesi e popoli con immensa Storia alle spalle che va conosciuta e interpretata. Se vogliamo essere davvero Europa, se vogliamo andare oltre i proclami, bisogna sentirsi tutti parte integrante di un unicum, come ha ricordato il presidente Mattarella. E i giovani hanno nelle loro mani la chiave di volta. Le nuove generazioni hanno questo valore aggiunto e possono spingere sul pedale della riconciliazione.
Intanto troviamo molto bello che alcuni studenti tedeschi siano stati portati in visita in Lunigiana, nei luoghi dove i loro bisnonni commisero quelle nefandezze. E’ un viaggio che può aprire la loro coscienza.
"Nessuno si senta escluso", è un’altra strofa della stessa canzone di De Gregori. E’ vero: nessuno si senta escluso dal sentirsi non solo "portatore indiretto" del passato, ma anche protagonista del futuro. Non è un diritto: è un dovere.