La Lega alla resa dei conti. Sfida fra salviniani e ribelli al congresso regionale

Molti, nel Carroccio, speravano in una linea unitaria, ma è un testa a testa. Da una parte Baroncini, segretario uscente, e dall’altra il minoritario Tacchi.

La Lega alla resa dei conti. Sfida fra salviniani e ribelli al congresso regionale

La Lega alla resa dei conti. Sfida fra salviniani e ribelli al congresso regionale

C’è sempre la resa dei conti ai congressi di partito. Quegli appuntamenti dove gli iscritti sono chiamati a scegliere la guida dei prossimi anni rischiano spesso di diventare occasioni per un braccio di ferro tra correnti. E anche oggi, al congresso toscano della Lega - che in molti speravano fosse unitario - la sfida è tra un candidato dell’apparato, Luca Baroncini sindaco di Montecatini Terme e attuale commissario regionale, e Luca Tacchi che esprime l’area minoritaria del partito. Appuntamento all’Otel Firenze dalle 10 alle 15 alla presenza del vicepremier Matteo Salvini: la Lega toscana rinnova gli organismi regionali.

"Sarà un importante momento di confronto tra i militanti di un partito che sta aumentando i consensi – dice Baroncini – dell’opposizione puntuale in consiglio regionale, e all’impegno dei tanti eletti nelle giunte e nei consigli comunali". Poi Baroncini guarda alla sua città: "Come sindaco ho fatto di necessità virtù sviluppando pragmatismo e una positiva dote di mediazione ed equilibrio". A febbraio Salvini lo nominò commissario regionale per guidare la Lega Toscana fino al congresso. "Ora l’obiettivo è vincere le amministrative e le regionali – chiude – massimizzare il risultato alle europee e supportare a livello locale il lavoro dei nostri ministri e parlamentari al governo del Paese, e del nostro leader Salvini". Alle parole di Baroncini fanno eco quelle del suo sfidante Luca Tacchi, maresciallo della Folgore e livornese doc che, dopo essere stato commissariato in qualità di segretario provinciale della Lega, ora punta alla rinvincita. Tacchi è riuscito a incassare 174 firme e oggi punterà "a fare una piccola rivoluzione" annuncia. In che senso? "Magari non si vice – dice – ma la mia candidatura mette insieme un dissenso tra gli iscritti. Una contestazione non di contenuti, ma di forma: candidature e decisioni calate dall’alto non vanno bene. Dietro di me non ci sono i trombati della politica ma chi vuol dar voce ai territori. Basta con la longa manus sulle realtà locali. Io sono la testa d’ariete di questa piccola rivoluzione. Non siamo partiti per vincere, ma per alzare la testa".