Garantire Prossimità delle Cure, 45 Ospedali in Toscana Non Diminuiranno

La Regione Toscana ha intrapreso un progetto per fornire una vocazione specialistica a ogni piccolo ospedale, garantendo prossimità delle cure. Inoltre, incentivi economici e di carriera per richiamare professionisti. Gli ospedali resteranno 45, ma con una nuova vocazione.

Garantire Prossimità delle Cure, 45 Ospedali in Toscana Non Diminuiranno

Il numero degli ospedali toscani non diminuirà: 45 sono e 45 resteranno. Ma che fine faranno i piccoli ospedali? Saranno depotenziati sino a renderli inutilizzabili e rischiosi? Il progetto che la Regione ha messo in piedi e al quale ha già dato corpo è fornire una vocazione specialistica a ogni piccolo ospedale di base, nel contesto della rete, per garantire prossimità delle cure.

E non è tutto. Anche per evitare l’affollamento dei grandi pronto soccorso destinati a offrire risposte tempestive alle emergenze, nei piccoli ospedali, come è successo al Serristori di Figline Valdarno, al posto del pronto soccorso che non aveva più i requisiti necessari, è stato aperto un ambulatorio di primo soccorso, dalle 8 alle 20, nel quale convogliare i codici a bassa priorità, gli ex azzurri e bianchi (che adesso sono 4 e 5), in modo da dare risposte in tempi accettabili ai casi meno gravi e nel contempo abbassare la pressione nei grandi pronto soccorso.

Da non sottovalutare anche la vocazione chirurgica. Si stanno realizzando chirurgie ad elevata specializzazione dove vengono spostati professionisti di alto livello. Naturalmente negli ospedali periferici vengono inviati i pazienti meno complessi, ma questo progetto rappresenta una via d’uscita anche al complesso problema delle liste d’attesa.

Per esempio il Serristori di Figline è diventato un centro di attrazione per la cataratta, mentre all’ospedale di Castelnuovo Garfagnana è stata potenziata la chirurgia generale portando dal San Luca di Lucca un chirurgo di livello: è stato così possibile abbattere i tempi d’attesa anche sul capoluogo di provincia. "Non ho sacrificato nessun ospedale nonostante con la logica delle razionalizzazioni sia stato più volte sollecitato a chiuderli o depotenziarli – spiega il governatore toscano Eugenio Giani – Credo che mantenerli aperti e trovare per ciascuno una vocazione sia un grande contributo che va incontro al modello più avanzato di prossimità delle cure".

Dunque avanti così. A ciascun piccolo ospedale la sua vocazione. A Pescia si è stati costretti a chiudere il punto nascita per mancanza delle caratteristiche di sicurezza, ma si è deciso di potenziare la chirurgia ginecologica per pazienti da sottoporre successivamente a procreazione assistita.

Il bando è andato deserto. Ma questo è un altro problema che sarà affrontato. La Regione è partita dall’Elba ma arriverà anche agli ospedali periferici con incentivi economici e di carriera per richiamare professionisti. Intanto Giani ha messo la prima pietra per l’ampliamento dell’ospedale Santo Stefano di Prato, che non è un piccolo ospedale. Anzi, ha necessità di diventare più grande.

Ilaria Ulivelli