GIGI PAOLI
Cosa Fare

Careggi, il caso disforia di genere. Finisce l’ispezione ministeriale. Resta lo scontro politico sulle cure

Sotto i riflettori i farmaci e l’assistenza psicologica nella struttura che aiuta i minori a cambiare sesso "Verifichiamo il rispetto delle norme" dicono al Ministero. Tra due settimane la relazione a Schillaci.

Stupore. E irritazione.

Sono queste le reazioni principali che si respirano nei corridoi del policlinico di Careggi all’indomani della visita degli ispettori del ministero della Salute (definiti "esperti selezionati", anche con carabinieri del Nas) per avviare un confronto con i medici fiorentini in merito ai percorsi relativi al trattamento dei bambini con disforia di genere e all’uso del farmaco triptorelina, che negli adolescenti fa diminuire la produzione di ormoni. Parlando semplice, la disforia di genere è una condizione di sofferenza causata dal sentire la propria identità di genere diversa dal proprio sesso. In sostanza, adolescenti maschi che si sentono femmine, o viceversa. "Qui siamo all’avanguardia nel trattamento della disforia di genere – dice un primario che tratta problemi adolescenziali – Non capisco cosa vogliano da noi".

Infatti, quel che è iniziato come un caso prettamente sanitario (l’uso della triptorelina e l’assistenza psicologica nei minori coinvolti in tale percorso) si è trasformato in una bufera politica, data la delicatezza di un argomento estremamente divisivo. Dal ministero della Salute, che ha inviato gli ispettori a seguito di un’interrogazione parlamentare del presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, si ostenta tranquillità: "Nessun intento punitivo – ribadiscono dalla segreteria del ministro della Salute, Orazio Schillaci – Il lavoro dei nostri esperti a Firenze è già finito e la relazione sarà sul tavolo del ministro entro due settimane". E lo stesso Schillaci ha provato a gettare acqua sul fuoco: "È solo una verifica di quel che è stato fatto e se sono state seguite le norme. Non è un gesto punitivo".

Ma la spaccatura si è fatta voragine e dentro al calderone politico si sono tuffati tutti, a sinistra e a destra. E’ partito l’assessore regionale Simone Bezzini: "Strumentalizzazioni che stanno passando il limite". Analogo ragionamento ha fatto Emiliano Fossi, segretario del Pd toscano e parlamentare: "Questa vicenda ha un sapore troppo politico e ideologico". "Siamo di fronte all’ennesimo attacco di questa destra verso la comunità Lgbtqia+ italiana – è intervenuto Alessandro Zan, deputato e responsabile Diritti nella segreteria del Pd –. Si vuole colpire Careggi per colpire le persone transgender, è crudele e vergognoso. Ho presentato un’interrogazione al ministro Schillaci, con i colleghi Bakkali e Furfaro, per chiedere che si fermi quest’atteggiamento transfobico delle istituzioni".

E se Forza Italia ha chiesto un’audizione su Careggi nel consiglio regionale toscano, anche da Fratelli d’Italia, dal consigliere regionale Diego Petrucci, si sottolinea che "abbiamo presentato un’interrogazione in consiglio. Non si può strumentalizzare i bambini per istanze ideologiche". E lo stesso Gasparri – da cui tutto è nato – è stato caustico: "Sorprendono le reazioni politiche della sinistra. Noi vogliamo tutelare i bambini e le famiglie. Altri evidentemente hanno diversi scopi che non riusciamo a comprendere. Stiano tranquilli". Ma tranquilla non è l’assessora toscana alle pari opportunità, Alessandra Nardini, che ha parlato di "crociata ideologica inaccettabile". E il carico da undici è stato calato dall’Arcigay: "Atteggiamento persecutorio".

La Regione ha risposto anche con i numeri. Al Centro di Careggi si fanno 780-800 prestazioni psicologiche all’anno. Nel ’23 sono stati 26 i casi in cui è stato somministrato il farmaco che blocca la pubertà: età media dei giovani 15,2 anni, il più piccolo 11. E anche un gruppo di mamme difende Careggi: "Non fermate le cure, sono state la salvezza per i nostri figli".