GABRIELE MORONI
Cosa Fare

A 17 anni dalla strage. Revisione del processo per Rosa e Olindo. In aula ci sarà Marzouk

Domani udienza a Brescia, le famiglie Castagna e Frigerio sono parti civili. La difesa dei Romano porta 20 testimoni: "Ecco le prove che li scagionano". Ira del pm Tarfusser, censurato dal Csm: sistema giudiziario in decomposizione.

A 17 anni dalla strage. Revisione del processo per Rosa e Olindo. In aula ci sarà Marzouk

A 17 anni dalla strage. Revisione del processo per Rosa e Olindo. In aula ci sarà Marzouk

Il processo che inizierà domani a Brescia non sarà l’ultimo, definitivo finale di partita. Sarà un punto fermo, uno snodo a oltre 17 anni dalla sera terribile dell’11 dicembre 2006 quando, in un condominio di via Diaz, a Erba, vennero massacrati a colpi di coltello e spranga Raffaella Castagna, il figlio Youssef, 2 anni, Paola Galli, madre di Raffaella, e la vicina Valeria Cherubini. Il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, ebbe la gola trapassata ma miracolosamente sopravvisse. Olindo Romano e Rosa Bazzi nell’aula della Corte d’appello. Sarà il "loro" processo, il processo di revisione conquistato dalla difesa. L’ex netturbino e l’ex colf di Erba ripongono qui le ultime speranze per vedersi sgravare dal macigno dell’ergastolo, che ha visto concordi i giudici, dal primo grado in Assise alla Cassazione. Pietro e Giuseppe Castagna, che nell’eccidio hanno perso madre, sorella e nipotino, non saranno presenti ma si costituiranno parte civile con l’avvocato Massimo Campa. Parte civile anche Andrea e Elena Frigerio, i figli di Valeria Cherubini. La loro voce arriva attraverso l’avvocato Adamo De Rinaldis: "La nostra speranza è, soprattutto, che venga messa la parola fine a tutto questo accanimento e che finalmente i nostri cari possano riposare in pace col rispetto che meritano".

Sarà in aula, citato come parte civile, Azouz Marzouk, il tunisino marito di Raffaella, accompagnato dagli avvocati Luca D’Auria e Solange Marchignoli. Marzouk ha sposato da tempo la tesi innocentista. Il presidente Minervini, che avrà accanto i giudici Minardi e Sanesi, aprirà l’udienza alle 9. L’accusa, sostenuta dal procuratore generale di Brescia Guido Rispoli e dall’avvocato dello Stato Domenico Chiaro, prenderà la parola per prima: facile prevedere che si pronuncerà per l’inammissibilità del ricorso della difesa. Toccherà quindi ai legali dei Romano chiedere al collegio quali prove ammettere. Sono una ventina i testi nell’elenco preparato dagli avvocati Fabio Schembri, Nico D’Ascola, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello. Fra questi, Carlo Fadda, l’ex brigadiere di Como che eseguì l’accertamento tecnico sulla macchia di sangue di Valeria Cherubini trovata sul battitacco della Seat Arosa di Olindo Romano; Abdi Kais, tunisino che raccontò di una faida fra il gruppo dei due fratelli di Azouz e una consorteria di marocchini per il controllo dello spaccio. Un collegio di quindici fra neurologi, neuropsicologi, psicologi forensi ha firmato la consulenza difensiva e ha concluso che quelle della coppia furono "false confessioni acquiescenti" nella speranza di ottenere qualche beneficio. La criminologa Roberta Bruzzone ha ricostruito la morte di Cherubini: sarebbe avvenuta non sul pianerottolo di casa Castagna ma nel suo alloggio.

A movimentare la vigilia la sanzione disciplinare della censura inflitta dal Csm al sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser, il primo a inoltrare l’istanza per un nuovo processo ai Romano. Con questa iniziativa Tarfusser avrebbe oltrepassato i limiti delle proprie competenze. Dura la replica del magistrato che, annunciando il ricorso , ha parlato della sanzione come di un "buffetto" e di "una decisione di politica giudiziaria per via disciplinare volta a tutelare un sistema giudiziario ormai in decomposizione".