Il referendum Piombino è già pronto

Il commento del vicedirettore della "Nazione"

Il rigassificatore a largo di Livorno, già presente da alcuni anni

Il rigassificatore a largo di Livorno, già presente da alcuni anni

Niente da meravigliarsi. Il caso del rigassificatore di Piombino è scoppiato. Ed è diventato terreno di scontro politico. Locale, regionale e nazionale. L’opinione che daranno i piombinesi, oltre trentamila abitanti, il 25 settembre sarà un vero e proprio referendum. E il no all’impianto Snam sarà prevalente nel solco di un consenso che nel 2019 ha portato alla guida del Comune Francesco Ferrari, sindaco di Fratelli d’Italia.

Già allora Piombino si sentiva tradita. Addio acciaio di un tempo, futuro da ridisegnare. Tante promesse, poche speranze. E siamo arrivati alla primavera/estate 2022 quando l’ipotesi rigassificatore è diventata realtà. Proteste, cortei, appelli. Fino alla penultima puntata: il sindaco Ferrari chiede le dimissioni di Eugenio Giani, nominato dal governo Draghi, commissario al rigassificatore. E di bloccare tutto fino al post elezioni. Giani risponde al primo cittadino: «Populista».

L’ultima puntata deve essere scritta. Il nuovo governo confermerà il porto piombinese? Due cose possono esser già dette ora. La prima: il dialogo istituzionale tra Comune e Regione non è stato praticato come il rispetto reciproco imponeva. Non si sono mai trovati punti di incontro. Ognuno ha le sue ragioni, per carità. Ferrari è il capo della comunità tradita; Giani, chiamato da Draghi, doveva dire «Obbedisco». E così si arriva al secondo punto: Giani ha cercato di mitigare l’impatto rimettendo sul tavolo con Roma tutte i progetti dimenticati.

Troppo tardi per allentare la morsa della protesta. Il governo, dal momento in cui ha scelto la Toscana, doveva varare un decreto Piombino sui provvedimenti dimenticati (strade, trasformazione industriale, transizione ecologica, porto). Non lo ha fatto. Non ha spiegato perché la scelta Piombino, facendo cadere la decisione, in una sorta di ragion di Stato, dall’alto. Il cerino è rimasto in mano a Giani. Solo a fronteggiare un caso nazionale.