PECORE ELETTRICHE / La Lega nella morsa della libertà di pollaio

Il centrodestra rischia la cenciata alle elezioni amministrative di ottobre e la progressiva marginalizzazione nel governo Draghi

Pecore elettriche

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Firenze, 5 settembre 2021 -  Il centrodestra rischia la cenciata alle elezioni amministrative di ottobre e la progressiva marginalizzazione nel governo Draghi. È troppo distratto dall’inseguimento di posizioni vagamente no vax, o no green pass, laddove un tempo furoreggiavaNo quelle no euro. Una saldatura fra "No" variegati - si dice no all’obbligo vaccinale come prima si diceva no all’Unione Europea - favorita da Claudio Borghi, il deputato leghista toscano d’adozione che presidia ogni settore in cui può opporsi al governo di cui fa parte, trascinando parte della Lega nell’agone protestatario.

Il risultato è che la posizione di Borghi, che ha votato per la soppressione del passaporto verde, potrebbe apparire prevalente, quando invece Luca Zaia, governatore del Veneto, ci tiene a far sapere che non è così, esibendo il Green Pass alla mostra del cinema di Venezia: "Grazie all’80 per cento dei veneti che si è vaccinato si è potuto ripartire e riaprire un Paese. Siamo di fronte ad una pandemia senza precedenti e siamo a favore dei vaccini". Ora, quante siano le anime della Lega - almeno un tempo ci si fermava a quelle di lotta e di governo, adesso sembrano addirittura aumentate - è difficile stabilirlo.

La trasversalità ha aiutato Salvini a diventare il primo partito d’Italia, ma un conto è governare con gli incolori Cinque stelle (che poi sono stati cannibalizzati), un altro conto è governare con Draghi che lascia ampia libertà di pollaio ai partiti sugli aspetti marginali e si mostra implacabile sull’emergenza sanitaria.

L’ambiguità politica sui vaccini e le norme di contenimento non porta bene. Si può vigilare sulla sensatezza di alcune norme, si può evitare di trasformare l’uso del green pass in un surrogato dell’obbligo vaccinale, ma questo non c’entra niente con la libertà invocata da chi pensa che alcune restrizioni siano un attentato costituzionale. Oltretutto, appare paradossale stare in un governo unitario nato per fronteggiare l’emergenza sanitaria se si contestano le misure adottate proprio per combattere la pandemia. Non è un delitto stare all’opposizione, anzi. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ci sta coerentemente, raccogliendo i frutti di un percorso politico durato anni. A che serve invece stare in un esecutivo di cui non si condividono le misure di politica sanitaria, senza però avere la forza di condizionarne l’indirizzo? Perché l’elettorato di destra scettico sull’obbligo vaccinale, al quale si rivolge anche la Lega, dovrebbe accettare di sostenere un partito che alla fine si mostra incapace di incidere politicamente sull’agenda di governo vaccinale? Certe volte la destra per cercare di sfuggire - comprensibilmente, beninteso - al mainstream rischia di essere scioccamente marginale. Si può essere conservatori senza essere irragionevoli.

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