Se la distanza è una cosa per soli ricchi

Il commento della direttrice de La Nazione

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 14 maggio 2020 - Abbiamo scoperto una cosa, grazie a questa pandemia, che per la verità era già sotto gli occhi di tutti anche se nessuno ci faceva troppo caso, prima. E cioè che la distanza è una cosa da ricchi, e per ricchi. Ora che la distanza è diventata un requisito di legge, anche le differenze sociali rischiano di essere sancite per legge.

Lo vedremo nei ristoranti, nei bar, nei negozi, perfino sulle spiagge. Dove per stare lontani si dovrà pagare di più e non tutti potranno permetterselo: né tra gli avventori, né tra gli imprenditori. Lo spazio è del resto un lusso, e nell’era della post pandemia lo diventa anche per la nostra salute. Saremo così costretti a subire con stizza e a malincuore quelle piccole grandi differenze che prima del Covid potevamo permetterci di ignorare. Parliamo degli stabilimenti balneari: quelli affollati dalle famiglie sui litorali più amabilmente popolari potevano apparire meno chic delle tende extra accessoriate dai toni azzurri e sabbiati che popolano le elegantissime spiagge del Forte. Ma, in fondo, ce ne fregava davvero qualcosa? L’importante erano il sole, il mare, la sabbia, gli amici, l’aperitivo vista tramonto.

Quest’anno invece, coi requisiti imposti dai decreti che tutelano la nostra salute e la nostra sicurezza, rischiano di poter restare aperte solo le spiagge dei vip, dove le distanze (anche sociali), coi relativi prezzi, sono previste da listino, e da tempi immemori. E per gli altri?

Sarà, questa incerta stagione che ci troviamo davanti, la fine di un’illusione generazionale. Quella che si potesse avere ogni cosa, o quasi, anche con poco. Pochi soldi, poco tempo, poco spazio. L’estate sarà forse uguale per tutti, ma ci sarà qualcuno più uguale degli altri. © RIPRODUZIONE RISERVATA