
Sono passati quasi trent’anni, 29 per l’esattezza, da quando Franco Chioccioli vinse, anzi dominò il Giro d’Italia: "Che bei tempi, che ricordi, i migliori della mia carriera" - dice l’ex corridore valdarnese, nato il 25 agosto 1959 a Castelfranco, ma residente fin da piccolo a Pian di scò.
Quel Giro, concluso il 16 giugno 1991 a Milano, zona Sempione, è stato quello terminato più tardi nel Dopoguerra e per la prima volta dal 1974 (Merckx, Baronchelli, Gimondi) venne ripristinato il podio. Chioccioli che correva con la Del Tongo, vinse con 3’48“ su Chiappucci, 6’56“ su Lelli, 7’49“ su Bugno che si era imposto l’anno prima.
Quell’anno era in grande forma, iniziò subito forte il Giro, prese la maglia rosa in Sardegna, la perse un solo giorno per il bltz di Boyer a Sorrento, ma la riprese i24 ore dopo a Scanno, la conservò per il soffio di un secondo nella crono di Langhirano dal ritorno di Bugno, poi in montagna dominò: indimenticabili i trionfi in maglia rosa all’Aprica dopo l’attacco sul Mortirolo, al Pordoi e il penultimo giorno addirittura nella maxi cronometro dell’Oltrepò Pavese, da Broni a Casteggio di 66 chilometri:
"Io a cronometro sapevo difendermi ma in quel periodo volavo, era un percorso duro, adatto a me e suggellai quel Giro trionfale con un altro successo". Secondo il favorito Bugno a 52“, terzo Chiappucci a 1’02“.
Oggi Franco Chioccioli oltre ad avere un agriturismo a Pian di scò con la moglie Claudia, è il tecnico del Team Rosini, formazione Elite e Under 23.
L’emergenza Covid che ha stravolto il mondo, ha fermato anche il ciclismo e sulla ripartenza, Chioccioli la vede così:
"Ci sono delle gare in programma, noi abbiamo voglia di ricominciare, ma servono linee guida precise, i problemi principali sono il rispetto del protocollo sanitario che anche per le trasferte, gli spostamenti non sarà facile da rispettare, noi per sempio abbiamo un pullmino, l’ammiraglia, ma già i ragazzi sono dieci, più io e il personale, come si fa a tenere il distanziamento? E quello economico, perché per organizzatori e squadre erano tempi non facili prima, figuriamoci adesso. Inoltre speriamo che gli sportivi possano assistere alle gare. In ogni caso se nel calcio tenere chiuso uno stadio è un conto, nel ciclismo chiudere le strade è un pò complicato".