Chioccioli, 30 anni fa l'inferno del Gavia: "Persi il Giro d'Italia fra neve e gelo"

Il corridore valdarnese che poi vinse il Giro d'Italia 1991, ricorda quella drammatica tappa del 5 giugno 1988

Franco Chioccioli sul Gavia nel 1988

Franco Chioccioli sul Gavia nel 1988

Arezzo 5 giugno 2018 - Oggi 30 anni fa. Cinque giugno 1988, una domenica, tappa numero 14 del Giro d’Italia, da Chiesa in Valmalenco a Bormio, con l’interminabile salita del Gavia. In maglia rosa Franco Chioccioli da Pian di Scò, 29 anni. Il corridore valdarnese l’aveva conquistata due giorni prima al Selvino. Quel 5 giugno successe di tutto. Sentiamo il racconto di Chioccioli: «Ero in forma, la mattina pioveva ma tutto nella norma, solo che tanti sapevano che sul Gavia le condizioni sarebbero state tremende e infatti lungo la salita, quando cominciava lo sterrato, la situazione diventò micidiale fra neve e gelo. Davanti c’era Van der Velde che avrebbe vinto probabilmente la tappa, per la classifica attaccarono Hampsten e Breukink, ma al culmine ero in un gruppetto inseguitore con Zimmermann, Giupponi, Giovannetti a circa 50“». Chioccioli continua: «Il dramma vero arrivò in discesa. Neve, freddo bestiale, rischiosissimo andare avanti. Io peraltro il freddo lo soffrivo. La corsa andava sospesa, molte ammiraglie non erano neanche attrezzate per l’emergenza ma in ogni caso la direzione di corsa doveva fermare tutto e invece la tappa che fu falsata, continuò». Per la cronaca, Van der Velde che quasi certamente avrebbe vinto la tappa, finì mezzo congelato a quaranta minuti. A Bormio primo Breukink, secondo Hampsten, nuova maglia rosa, poi il vuoto: «Arrivai nel gruppetto dietro, quindi neanche male ma i primi due in discesa guadagnarono tanto, quasi cinque minuti alla fine» - dice Chioccioli - «quel giorno fui penalizzato io ma anche tantissimi altri. Nelle tappe successive non avevo più le energie necessarie, anche mentali. Quella giornata mi distrusse, mi sono ripreso veramente tre anni dopo, quando dominai il Giro d’Italia». La conclusione: «Quella tappa, ripeto, falsò il Giro. Chi si fermò dentro auto, roulotte, camper e rpartì dopo diversi minuti. L’unica cosa è che quella giornata d’inferno resterà per sempre nella storia del Giro e del ciclismo». 

Fausto Sarrini