Battigol psicanalizza l’Arezzo: "Svolta di testa"

Battistini, bomber della promozione in C del 1996 anche laureato in psicologia: "Dopo Terranuova la squadra è diventata più consapevole"

Battigol psicanalizza l’Arezzo: "Svolta di testa"

Battigol psicanalizza l’Arezzo: "Svolta di testa"

di Andrea Lorentini

È stato il centravanti che ha trascinato l’Arezzo alla vittoria della serie D nella stagione di grazia 199596. Serse Cosmi il condottiero in panchina e lui, là davanti a buttarla dentro. Pierfrancesco Battistini per i tifosi "Battigol", per quell’esultanza alla bandierina, è stato uno degli artefici dell’ultima promozione conquistata sul campo dall’interregionale. Furono 17 le reti in campionato in quell’annata e 5 in Coppa Italia. Molte delle quali decisive. Come l’incornata da attaccante di razza che decise lo scontro diretto contro il Sansepolcro, in uno stadio Comunale strapieno, e che resta uno dei momenti più densi di emozione della storia recente del cavallino. Da allenatore spicca la doppia promozione dalla D alla C1 con il Perugia. Laureato in psicologia, è docente per la Figc al corso per allenatori, oltre che apprezzato analista e commentatore.

Battistini, sette punti di vantaggio a sei giornate dalla fine. È l’allungo decisivo per l’Arezzo?

"È un margine che dà una certa sicurezza, ma serve ancora qualche passo per raggiungere l’obiettivo. Lo scontro diretto con la Pianese del 16 aprile potrebbe essere il momento nel quale sigillare la cavalcata, ma prima ci sono in mezzo un paio di partite da non sottovalutare e nelle quali tenere alta la concentrazione. In particolare la prossima contro il Grosseto. Una gara che può riservare qualche insidia se non affrontata al meglio".

Sette vittorie di fila che nascono dopo il tonfo di Terranuova. Cosa è cambiato?

"Quello è stato, probabilmente, il punto più basso della stagione. C’è stato un confronto e da quella mazzata è subentrata maggiore consapevolezza anche se il valore dell’organico non è mai stato messo in discussione. È stato compreso che questo è un campionato dove è necessario utilizzare mezzi e strumenti diversi per vincere le partite anche se l’Arezzo è sempre passato attraverso il gioco. Si è trasformato in una squadra da mare e da montagna imparando a vincere anche le partite sporche mostrando una grande solidità difensiva concedendo pochissimo agli avversarsi".

Quali i meriti di Indiani e quali dei giocatori?

"Aggiungerei anche quelli della società che dopo Terranuova si è compattata intorno alla quadra e allo staff tecnico evitando di prendere decisioni che poi magari non si sarebbero rivelate giuste quando soffiava forte il vento della critica verso Indiani a -5 dalla Pianese. L’allenatore è stato bravo a tenere la barra dritta e i calciatori a fare un balzo verso la praticità".

L’Arezzo sta vincendo il campionato, al momento, senza nessun attaccante in doppia cifra: un paradosso. O forse no?

"Intanto sono convinto che se Gucci fosse stato qua da inizio stagione già ci sarebbe arrivato. Gaddini idem se non fosse stato frenato dagli infortuni. Esalterei piuttosto il fatto che sono andati in gol tanti calciatori differenti a dimostrazione di un gioco di squadra efficace".

Ci sono analogie tra questo Arezzo e il suo del 1996?

"Difficile fare paragoni tra epoche diverse. Un punto in comune lo trovo nel fatto che anche noi venendo ad Arezzo avevamo l’opportunità di vincere ed imporci in una grande piazza. I giocatori attuali posso regalare un’impresa nell’anno del centenario che nessuno dimenticherebbe mai".