Sbandieratori e tamburini stile Matrix stupiscono Sanremo: casco e bandiere nere

Il gruppo storico aretino presente all'Ariston con 4 rappresentanti a fianco dei Zen Circus: emoticon sulle bandiere e le prime file si allargano per fargli spazio

I tamburini in azione all'Ariston

I tamburini in azione all'Ariston

Arezzo, 5 febbraio 2019 - Siamo a Sanremo: ma alzi la mano chi ha riconosciuto che erano proprio loro, gli sbandieratori di Arezzo. Impossibile, se non a noi, che li abbiamo seguiti nel loro viaggio verso la riviera e verso la città della canzone.

Due tamburini affiancano The Zen Circus e suonano come se fossero stati ufficialmente inseriti nel gruppo musicale. Due sbandieratori chiudono l'esibizione, arrivano dalla platea, roteano le bandiere, si fanno largo tra le cravatte e le mise della prima fila.

L'unico problema è che sono con il casco, il vestito nero, le bandiere nere. Una sorta di cocktail tra l'abilità inarrivabile degli sbandieratori e Matrix: in genere le loro esibizioni affascinano, stavolta anche ma ti lasciano anche un filo di inquietudine.

Sarà per il colore nero, sarà per l'abito vagamente militare: e quel filo ti accompagna, anche se sulle bandiere nere spiccano gli emoticon che spezzano il colore e anche se sulle tute dei tamburini campeggiano dei grandi cuori. 

Vicino a loro The Zen Circus, uno dei gruppi lanciati dalla Woodworm, etichetta rigorosamente aretina, cantano e ci danno dentro di brutto. Già il titolo ("L'amore è una dittatura") è tutto un programma.

“Ci hanno visti nuotare in acque alte fino alle ginocchia Ed inchinarci alle zanzare pregandole di non mescolare Il nostro sangue a quello dei topi arrivati in massa con le maree"

Altro che cuore e amore, gli Zen rompono gli schemi di Sanremo, sdoganano i topi, le zanzare. E prendono a schiaffi le vecchie rose, rosse e basta.

Altri maestri, altri genitori Che non rinfacciano quello che sei, quello che vuoi.”

Ma per fortuna ci sono gli sbandieratori e i tamburini: il vecchio pubblico di Sanremo è ipnotizzato da loro e non fa caso agli "schiaffi" e al giro di vite. E la festa finisce tra gli applausi, parte dei quali a lei, a quella parte di Arezzo che sfila in incognito sul palcoscenico più grande.