
Il pubblico di Emis Killa
Arezzo, 19 luglio 2014 - Lo aspettano per ore. Lo aspettano e lo vagheggiano tra le luci spente del palcoscenico principale, cercando di intravedere nel buio la sagoma tanto amata. Lo aspettano per ore e fai fatica nel momento in cui compare a riportare tutta quell'attesa alla maglia bianca da bagnino e ai pantaloni sbracalati neri da spiaggia. E invece è proprio lui, Emis Killa, il rapper dagli occhiali scuri e dai tatuaggi che lo tappezzano come fosse Alabama Monroe, anche se a occhio non raccontano la stessa trama. "Su le mani Arezzo": Arezzo non alza granché le mani ma gli aretini che stanno davanti al palco sì e di scatto. E ci mancherebbe altro che non lo facessero, dopo ore di attesa. La scossa dei sedicenni avvolge Arezzo Wave. Salutare, perché il festival è partito bene ma avverti che ancora non è nei suoi panni. Anda e rianda, vado e poi torno, finisce che fai fatica ogni volta a capire dov'eri arrivato, come a volte succede a chi si interrompe nel bel mezzo di un rinfresco. Il mercatino è pieno, anche se ha delle caratteristiche un po'meno trasgressive dei mercatini profumati di un tempo. La birra scorre ma una delle griglie delle salsicce si spegne di scatto e lascia il da fare a una sola, che basta e avanza. Però sul più bello il festival sboccia. Il prato davanti al palcoscenico princip'ale è un mare di ragazzini e ragazzine che aspettano solo di incrociare il loro "profeta". "Emis, Emis": lo invocano nell'arco di tutta la serata. Refrattari allo stile, intrigante, che il festival si è dato: due palcoscenici paralleli, si spegne uno e si accende l'altro, la folla ondeggia da un angolo all'altro seguendo le luci. Loro non si muovono. Sono inchiodati davanti al palco di Emis. "Andare a sentire quell'altro? Ma che fa, scherza?". No, lei non scherza: fa sul serio. Il tablet sotto gli occhi pronto a scattare foto del supertatuato rapper, le cuffie per sentirne i pezzi prima che si decida a sbucare. Ed eccolo irrompere sul palcoscenico. "Questa sera c'è il delirio al Maracana". E questa sera c'è il delirio ad Arezzo declama un cartello che sventola tra le prime file dell'onda dei ragazzini. Ragazzini veri. Perché ci sono i ventenni e le ventenne ma ci sono anche tanti quindicenni e sedicenni. Parecchi hanno fatto la corsa per entrare prima delle 19: una scommessa? No, l'unico modo per non pagare, perché un minuto dopo l'ora x si paga e tutti vogliono evitarlo. Nella serata che diventa una lunga traversata verso il rapper. Di fianco al quale il romano, e talentuoso, Amir Issaa scolora. Lo seguono in poche centinaia, anche se lui prova continuamente a dargli la carica. Gli altri lo seguono ma da lontano, sventolando il nome di Emis sul braccio o sul collo, con la t-shirt di Emis ("Si scrive Emis e si legge perfezione" e scusate del poco), con i cartelli e le bandiere. "Killa è il king" ratifica una spettatrice, è il re. La monarchia del rap ha il suo sire. Ma se è un rap funziona meglio "emis killa wow", esclamazione alla Paperino. Mentre ciondola meno convincente il pubblicitario "No killa no party". Il festival del rock senza rock, un'altra giornata sostanzialmente sednza rock, aspettando il primo vero gruppo del genere, gli olandesi "Birth of Joy", come se ultimamente il rock fosse solo olandese, atteso per stasera alle 21.10: prima di accendere la luce sui cantautori. Rap ieri, cantautori oggi e uno sprazzo di rock che non guasta. E un finale rarefatto per un'edizione morbidosa aperta l'altra sera dagli Avion Travel e che stasera sfoggia Raphael Gualazzi,il jazz prestato alla musica leggera. Arezzo Wave torna a casa, o quasi, tra i pali del campo da rugby con vista sullo stadio dei grandi eventi della sua storia: e si ricerca, nel cuore di un quartiere che a tratti corrisponde e a tratti sembra giocare a nascondino con quel vecchio "amico-nemico" ritrovato.