Oro d'Autore, via libera al piano di Rossi dal sindaco e dai soci pubblici

Semaforo verde all'iniziativa per salvare Arezzo Fiere: unica condizione mantenere in città i gioielli, ma era già nelle intenzioni del governatore

Enrico Rossi

Enrico Rossi

Arezzo, 9 aprile 2019 - SI PUO’ FARE. «Anzi, sono perfettamente d’accordo» dice papale papale il sindaco Ghinelli senza nemmeno un attimo di ripensamento. E a ruota aderiscono al progetto il presidente della Provincia Silvia Chiassai Martini e il leader della Camera di Commercio Massimo Guasconi. Insomma, i partner pubblici di Arezzo Fiere non hanno dubbi sulla proposta lanciata dal governatore Enrico Rossi su queste colonne in occasione del giorno inaugurale della grande fiera al palaffari. In mezzo ci sta la collezione Oro d’Autore, creazioni magnifiche di arte contemporanea firmate da grandi artisti, vanto della città nelle antiche stanze del Palazzo di Fraternita.

Aveva detto Rossi: «La Regione acquista la collezione investendo una cifra di 1,5-1,6 milioni, così come i gioielli sono stimati. Una somma importante che immetterebbe liquidità nelle casse, dando respiro ad Arezzo Fiere. Non è però che facciamo come i Medici che la Chimera se la portarono a Firenze. No, la collezione resta saldamente ad Arezzo e con un obiettivo preciso che ho in testa da tanto tempo e che faceva anzi parte del mio programma di mandato: la creazione di un grande museo dell’oro di cui la collezione diventerebbe parte integrante.

E’ un’idea che mi sta cuore, porre le basi di un museo completo che incarni lo spirito di una città che con l’oro ha sempre avuto a che fare fin dai tempi del Medioevo e forse anche prima».

Questo il pensiero del governatore che ottiene il plauso dei soci pubblici. Sentiamo Ghinelli: «L’idea è ottima, per la verità sapevo che la Regione aveva un fondo di circa 1,5 milioni da destinare alla creazione di un grande museo dell’oro. E visti i tempi, viste le difficoltà di Arezzo Fiere, abbinare le due cose mi pare ottimo. La Regione acquista la titolarità della collezione che però rimane in città. Aggiungerei però al quadro anche un vincolo pertinenziale, nel senso che Oro d’Autore non possa mai essere portato via da Arezzo, un po’ come accade con le Carte Vasari.

Davvero potrebbe essere l’occasione per creare finalmente in città quel grande museo dell’oro che funzionerebbe anche da volano turistico. Il nostro impegno sulla società? Vedremo, ma non mancherà». Nessuna eccezione sul merito arriva da Massimo Guasconi. «L’ipotesi - afferma il presidente della Camera di Commercio - era stata ventilata ma questo passo in avanti mi sembra di notevole importanza.

Non entro nel campo del valore della collezione, la stima la fanno gli esperti, ma non è questo il punto centrale perché il problea sarà risolto facilmente. Il vero nodo è che con il progetto Rossi andiamo a valorizzare un patrimonio culturale e allo stesso tempo si dà una mano ad Arezzo Fiere, società nella quale è in atto un puntuale controllo di bilancio da parte dell’amministratore unico Sandra Bianchi. E quindi avanti così».

E avanti lo dice pure Silvia Chiassai Martini: «E’ il modo più rapido e indolore per garantire liquidità ad Arezzo Fiere e per creare intorno alla collezione un ambito più largo e coinvolgente, con la garanzia nero su bianco che Oro d’Autore resti ancorato ad Arezzo. Ci vuole comunque un ultimo passaggio e cioè quello di ascoltare il parere dei soci privati. Con quel via libera, possiamo partire col progetto».