Oro turco: anche Iacopi fuori dal carcere, concessi i domiciliari

L'imprenditore della "Castoro" era finito coinvolto insieme tra gli altri alla sorella e al nipote, entrambi già liberi. L'operazione della Finanza per riciclaggio e commercio abusivo d’oro

I controlli della Finanza

I controlli della Finanza

Arezzo, 6 aprile 2019 - E’ fuori dal carcere Simone Iacopi, arrestato nel dicembre scorso nell’ambito dell’operazione Pietra Filosofale condotta dalla guardia di finanza e coordinata dalla procura di Bologna. Su istanza dell’avvocato Piero Melani Graverini, Iacopi ha ottenuto gli arresti domiciliari. L’imprenditore era tra i soci della Castoro di Castiglion Fibocchi ed era finito in carcere assieme alla sorella Rita, al nipote Giacomo Baldini e ad Alessio Frasconi, questi ultimi tre già da tempo in libertà.

La vicenda è nota e ha vissuto varie fasi anche eclatanti. I quattro arresti aretini erano arrivati dietro la pesante contestazione di settecento chili d’oro venduti senza punzonatura e di 24 milioni di euro che non risulterebbero nei bilanci della Castoro.

Dieci gli arresti complessivi di un’operazione transnazionale (7 in carcere 3 ai domiciliari) che aveva portato allo smantellamento di un’organizzazione criminale specializzata nel riciclaggio e nel commercio abusivo d’oro. Al vertice c’era il turco Serdar As Tamsan, protagonista di un vertiginoso giro di viaggi aerei in l’Italia per raccogliere nell’hinterland fiorentino un’ingente quantità di denaro (ritenuta derivante da evasione) da imprenditori cinesi.

La meta successiva era Castiglion Fibocchi, dove la Castoro ha sede: qui il denaro, secondo le accuse, veniva scambiato con lingotti d’oro. Erano scattate intercettazioni telefoniche nei confronti dei quattro aretini, mentre alle auto nelle loro disponibilità venivano applicati i dispositivi Gps per seguirne gli spostamenti. E ogni volta che il turco arrivava in Italia si incontrava sempre con gli orafi di Arezzo, arrivando con bagagli leggeri e ripartendo con pesanti valigie.

Dopo gli arresti, i trentacinque dipendenti della Castoro erano stati costretti a ferie forzate, prima della riapertura dell’azienda sotto la guida dell’amministratore giudiziario Stefano Mendicino. Adesso il lavoro è ripartito.

Nel periodo di chiusura, lo stabilimento era stato di nuovo perquisito dai militari della Guardia di Finanza che avevano scovato una sorta di tesoto nascosto: sedici chili d’oro sciolti nell’acido e 250 chili d’argento occultati in un doppiofondo. Tutto era finito sotto sequestro.